Dopo l’Epifania, ultimo giorno di regole in vigore del Decreto Natale, rimarranno comunque coprifuoco, lockdown locali e regole sulle “tre fasce di colori” come abbiamo ormai imparato a conoscere in questa lunga seconda ondata di pandemia Covid-19: la conferma arriva dal Ministro della Salute Roberto Speranza intervistato nell’ultimo giorno dell’anno dal Corriere della Sera. «In un Italia in zona rossa per le feste natalizie a causa delle restrizioni per il Covid, resta prioritario il ritorno in classe. E’ il nostro obiettivo -spiega il capodelegazione Leu al Governo -. Certo, finché i vaccini non produrranno un impatto epidemiologico sulla popolazione, l’unica cosa che funziona sono le misure restrittive».
Come del resto confermato anche dall’ultimo monitoraggio dell’Iss presentato oggi in conferenza stampa dai professori Brusaferro, Locatelli e Rezza, l’indice Rt dà segni di ripresa e dunque «dopo la Befana dovremo ripristinare il modello delle fasce di rischio e confermare le misure base delle zone gialle. Sì, ristoranti e bar chiusi alle 18, chiusi piscine, palestre, cinema, teatri, stadi. Siamo ancora dentro la seconda ondata, Londra torna verso misure molto dure e anche noi abbiamo ancora troppi casi e troppi morti». Più diretto e “allarmista” il suo diretto consulente al Ministero della Salute, il professor Walter Ricciardi: in una intervista a La Stampa lo scienziato spiega «l’unica strada è quella di lockdown lunghi e nazionali. Anche la ‘zona rossa’ ora in vigore andrebbe prolungata, almeno fino a metà gennaio, se vogliamo vedere effetti positivi. Se dal 7 gennaio, di colpo, facciamo riprendere tutte le attività, assisteremo certamente a un rialzo della curva epidemica».
COSA SUCCEDERÀ DOPO L’EPIFANIA
E così è previsto un nuovo decreto-Dpcm nei prossimi giorni per normare regole e divieti (il ritorno di zona rossa, arancione e gialla a seconda del monitoraggio Iss, già da venerdì prossimo 8 gennaio) nell’Italia che si appresta ad entrare nel nuovo anno che viene con la speranza che la campagna di vaccini possa procedere senza intoppi e soprattutto senza ritardi: sul vaccino AstraZeneca, Speranza ammette che «il ritardo c’è e chiediamo chiarezza. Io ho massima fiducia nell’Ema. La sicurezza è fondamentale, ma non è banale sapere se nel primo trimestre puoi disporre di milioni di dosi di AstraZeneca o no». Il piano vaccini resta però quello presentato dallo stesso Ministro della Salute in Parlamento, «Sento tante polemiche e voglio dare un messaggio, il governo quando fa un lavoro serio misura le decisioni in un tempo congruo, fare bilanci a due giorni dalla partenza è follia. Siamo un grande Paese, con un servizio sanitario nazionale solido. Molti dicevano che non saremmo partiti con gli altri, invece ce l’abbiamo fatta». Sul timing dei prossimi mesi Speranza ribadisce «225 milioni pare un dato significativo e lavoriamo per somministrare da subito 470 mila dosi a settimana. Dei sei vaccini acquistati dalla commissione Ue all’Italia spetta il 13,45%. Ne abbiamo 202 milioni, più altri 13,5 Pfizer, di cui metà dovrebbe arrivare nel primo semestre e l’altra metà nel secondo. Stiamo lavorando anche ad altri 10 milioni di Moderna». In merito alla obbligatorietà o meno del vaccino anti-Covid, Speranza prova a tracciare una ‘mappa’ «La volontarietà del vaccino è la scelta giusta. Perché abbiamo ancora dosi limitate e perché non dobbiamo dividere il Paese tra scientisti illuminati e cavernicoli dubbiosi. Abbiamo l’anagrafe vaccinale, ma non vogliamo spaccare il Paese […] I primi effetti epidemiologici si vedranno quando saranno state vaccinate oltre 10 milioni di persone e la prima forma di immunità più larga si potrà avere attorno ai 40 milioni».