Il libro di Roberto Speranza sta divenendo sempre più un “caso” politico che si accompagna alle pressioni del Centrodestra in seno al Governo Draghi per compiere un ennesimo cambio di passo anche al Ministero della Salute: non disponibile in Italia (ritirato perché “inattuale” essendo giunta la seconda ondata quando nel testo si prefigurava la soluzione della pandemia già in autunno, ndr) il testo “Perché guariremo” è disponibile su Amazon e Ebay all’estero e da qui è stato acquistato da giornalisti e altri politici curiosi di sapere cosa avesse da dire il Ministro della Sanità che ha dovuto gestire suo malgrado l’intera fase della pandemia globale.
Da Salvini a Forza Italia, da Matteo Renzi fino a Fratelli d’Italia: le anime “contro” la permanenza di Speranza al Ministero, dopo la gestione dell’emergenza Covid ricca di “polemiche” e “passi falsi”, non sono poche e su questo ieri a “Porta a Porta” Bruno Vespa ha chiesto direttamente al leader di Leu un commento alle vaste critiche ricevute. «È una battaglia politica e non mi scandalizzo. Non mi dimetto affatto», ha garantito Speranza non prima di addentrarsi, su invito di Vespa, a “giustificare” alcune frasi piuttosto ambigue inserite nel testo mai uscito in Italia.
L’EGEMONIA DI SINISTRA E IL PROGETTO DI SPERANZA
Sono in particolare due le parti che hanno scatenato le maggiori polemiche a livello politico (al di là del fronte sanitario, quando per esempio Speranza scrive che il Covid-19 era stato sconfitto dal modello italiano, profezia del tutto sconfessata): «Credo che, dopo tanti anni controvento, ci sia davvero una nuova possibilità di ricostruire un’egemonia culturale su basi nuove», e poi ancora «Sono convinto che abbiamo un’opportunità unica per radicare una nuova idea della sinistra». A domanda in merito, il Ministro della Salute replica a “Porta a Porta” «Lavorerò ancora a quel testo perché era un manifesto a difesa della sanità pubblica e del servizio sanitario nazionale. Il mio messaggio è investire sulla sanità e sulla ricerca». Sul fatto di voler «ricostruire un’egemonia culturale su basi nuove della sinistra», Speranza prova a specificare «Io penso che questi mesi abbaino spiegato che il mercato da solo non ce la fa, c’è bisogno di più stato e con nuovi valori comunitari. Attorno a questi valori occorre ricostruire un pensiero progressista: per troppo tempo abbiamo avuto un’egemonia neo-liberista che ci diceva come il mercato potesse risolvere tutto».
La crisi pandemica, continua Speranza, «ci ha dimostrato che il mercato è un limite. Quando una persona sta male va curata e c’è bisogno di uno Stato che si faccia carico di queste cure senza distinzioni tra le persone». Ciò che resta importante secondo il titolare della Sanità italiana è l’universalità del nostro sistema sanitario nazionale: «l’idea è che se un cittadino sta male ha diritto ad essere curato, al netto di differenze di età, ceto sociale e lavoro. Legittimo pensarlo ma è sbagliato che il mercato risolva tutto o che serva solo la sanità privata: ecco di fronte alla pandemia queste persone hanno trovato una risposta diversa da quello che pensavano fino ad ora». Per tutti questi motivi, conclude Speranza, «serve maggiore consapevolezza delle persone in questa crisi attorno ai nuovi valori da riaffermare: sanità pubblica, formazione, protezione dell’ambiente e difesa del lavoro. Sono questioni fondamentali che non possono essere lasciate al mercato che da solo non può risolvere tutto».