È una delle maggiori sfide del post-Covid, la possibilità di una migliore e più proficua integrazione tra Stato e privati per una sanità pubblica di qualità: nella quarta giornata del Meeting di Rimini 2020 approdano al Palacongressi per l’incontro dal titolo “Sanità pubblica: una integrazione possibile tra statale e privata?” il Ministro della Salute Roberto Speranza, il responsabile della Sanità lombarda Marco Trivelli, l’ex leader del Nuovo Centrodestra e oggi Presidente Gruppo San Donato Angelino Alfano, Roberto Bernabei, Presidente Gemelli a Casa; Claudio Cricelli, Presidente SIMG – Società italiana di medicina generale e delle cure primarie. Una delle più accese polemiche nel pieno dell’emergenza coronavirius ha riguardato proprio le critiche alla Regione Lombardia, la più colpita dal Covid-19, e la tenuta del sistema tra i più importanti al mondo che si fonda sull’integrazione virtuosa di pubblico e privato. Si è detto, con svariati attacchi contro il modello “sussidiario” lombardo che la sanità privata abbia collaborato in misura minima all’affronto dell’emergenza focalizzandosi prevalentemente sulle prestazioni remunerative: la discussione si è però poi allargata ed è diventata una sorta di messa in accusa tout court del sistema misto statale-privato che è alla base della sanità della Regione Lombardia. La domanda da cui scatta il dibattito odierno è tanto semplice quanto decisiva: «A quale condizione il sistema misto può servire il bene comune? Se ne discuterà con alcuni dei responsabili istituzionali e privati».



DIRETTA VIDEO STREAMING, LA SANITÀ TRA PUBBLICO E PRIVATO

L’incontro con il Ministro della Salute si terrà alle ore 17 in Plenaria all’interno del Palacongressi della Fiera di Rimini, con la possibilità di seguire o in presenza (con posto prenotato nei giorni scorsi sul portale del Meeting) oppure in diretta video streaming sul canale YouTube della kermesse. Protagonista dell’intera gestione del Covid-19 assieme al Cts e al Premier Giuseppe Conte, oggi il titolare della Sanità proverà a raccontare come e in quali termini sia possibile eventualmente trasferire la strada “mista” della sanità lombarda ed emiliana anche a carattere nazionale. Per fare questo sarà però necessario capire prima se i problemi del coronavirus in Lombardia siano realmente attribuibili al sistema “misto” o se invece la questione sia determinata da tutt’altri fattori: «In Lombardia, considerato il numero delle persone colpite dal Covid, la velocità del contagio, l’intensità e la concentrazione in pochissimi giorni di tante patologie così gravi, l’impegno è stato imponente, si è vista in atto una grande capacità di mobilitazione e di flessibilità da parte di tutti gli operatori sanitari alle prese con un fenomeno che deve essere ancora conosciuto», spiegava in esclusiva al Sussidiario.net lo scorso 21 giugno, 3 giorni dopo la nomina a nuovo direttore generale della Sanità Lombardia, il professor Marco Trivelli (già responsabile del Polo Ospedale Niguarda). Nella convinzione che le critiche rivolte al modello sanitario lombardo «nel tempo saranno ridimensionate, perché si capirà la dimensione del fenomeno che ci ha colpiti», Trivelli all’inizio della fase 3 indicava le nuove sfide e priorità, in vista soprattutto, dell’arrivo di una eventuale nuova ondata «da un lato bisogna lavorare sul doppio fronte dell’accoglienza ospedaliera e del monitoraggio territoriale e dall’altro far sì che medici ospedalieri e medici di base, per il bene del paziente che insieme vedono, da prospettive diverse e complementari, d’ora in poi si alleino e si parlino».



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