In attesa che la commissione d’inchiesta parlamentare sulla gestione dell’epidemia da Covid inizi a lavorare e a fornire risposte, spunta il giallo dell’intesa tra l’ex ministro della Salute Roberto Speranza con Facebook e Twitter. Nel 2020, annunciò di aver stretto accordi con le principali piattaforme digitali per impedire la diffusione di fake news e notizie fuorvianti. Il 29 febbraio 2020, comparve sul sito del ministero un comunicato con cui si informava dell’accordo con Google e YouTube, precisando di averne stretti in precedenza con Facebook e Twitter.
Ma come hanno agito le piattaforme social durante la pandemia Covid? Una parziale risposta arriva grazie alla richiesta di accesso agli atti presentata alla direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute. Come evidenziato da La Verità, sono stati forniti due documenti firmati dal dirigente dell’Ufficio I della direzione generale comunicazione, dottor Alfredo d’Ari. Si evince che il ministero della Salute aveva accettato da Google e YouTube l’offerta di spazi gratuiti per promuovere l’informazione ufficiale sul Covid. Il problema sorge con Facebook e Twitter, osserva Francesco Borgonovo.
MINISTERO SMENTISCE SPERANZA SU ACCORDI CON FACEBOOK E TWITTER
Il direttore generale della comunicazione del ministero della Salute, dottor Sergio Iavicoli, a proposito di Facebook e Twitter spiega che “durante la prima ondata della pandemia da Covid-19, le piattaforme” sopracitate “hanno manifestato per le vie brevi all’Amministrazione la volontà di collaborare a titolo gratuito al fine di ottimizzare l’informazione istituzionale sull’emergenza allora in atto, fornita dal ministero della Salute verso gli utenti del web; non risulta agli atti documentazione in merito a eventuali accordi formalizzati in tal senso”.
Quindi, l’allora ministro Roberto Speranza sbandierò gli accordi con Facebook e Twitter il 7 febbraio 2020, ma al ministero non ne sanno nulla. Stando a quanto riportato da La Verità, le possibilità sono due: o non c’è stato alcun accordo, e quindi Speranza ha mentito, oppure gli accordi sono stati stretti, ma all’insaputa della dirigenza ministeriale. Dunque, non è possibile sapere come si siano comportati davvero Facebook e Twitter durante la prima ondata Covid, se hanno censurato qualcosa e secondo quali criteri.