Roberto Speranza era a conoscenza che il 20% degli effetti avversi dei vaccini Covid riguardava eventi gravi o addirittura morte. A rivelare il clamoroso retroscena sono i legali dell’associazione che hanno portato l’ex ministro della Salute alla sbarra insieme a Nicola Magrini, ex capo dell’Aifa. Per il primo la vicenda si è chiusa, però, con un’archiviazione del tribunale dei ministri. Comunque, stando a quanto riportato dalla Verità, proprio in aula il politico ha ammesso candidamente che, fin dai primi mesi della campagna vaccinale, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) gli segnalò che una reazione negativa su cinque poteva essere grave o appunto mortale. Invece, nel suo libro parlava di «rare segnalazioni», sottolineano Francesco Borgonovo e Alessandro Rico.
Gli avvocati Antonietta Veneziano e Angelo Di Lorenzo, dell’associazione Avvocati Liberi, hanno seguito il procedimento giudiziario, evitando di commentare la vicenda, anche perché non la considerano conclusa, e non solo perché è ancora in piedi, in altra sede, la causa che riguarda Magrini, che all’epoca era a capo dell’Aifa. Ora hanno deciso di rilasciare alcune interviste all’emittente Byoblu. L’avvocato Veneziano riferisce che già dopo le prime settimane di vaccinazioni erano arrivati segnali allarmanti a Speranza, che perché avrebbe deciso di ignorarli per portare avanti la campagna vaccinale. «Incredibilmente, nel suo interrogatorio Speranza dice che lui è a conoscenza del fatto che un evento avverso su cinque di quelli segnalati ad Aifa era grave, gravissimo o addirittura mortale», afferma la legale a Byoblu.
“SPERANZA SAPEVA DEGLI EFFETTI AVVERSI MA NON FERMÒ CAMPAGNA VACCINALE”
I numeri sono importanti secondo la Verità perché si tratta di circa il 20% di casi sul totale di quelli segnalati dall’Aifa, che però sono solo una parte di quelli che si sono verificati effettivamente, in quanto «la vigilanza è stata alquanto carente e quasi integralmente passiva». La campagna vaccinale non fu rallentata alla luce di quelle segnalazioni, né furono scoraggiati gli Open day. C’è poi la vicenda della morte del militare Stefano Paternò, morto di trombosi dopo la vaccinazione con Astrazeneca. L’avvocato Di Lorenzo ricorda che «Nicola Magrini avrebbe inviato al pm di Siracusa una mail, dicendo di aver parlato con il ministro, che gli avrebbe chiesto di non sequestrare o di sospendere il sequestro dei vaccini».
La Verità parla di una «ingerenza» che non avrebbe prodotto risultati importanti. «Il pm temporeggiava un paio d’ore e poi sequestrava». Questo il motivo per il quale «l’istigazione all’omissione di atti d’ufficio, unica possibile eccezione all’innocenza di Speranza non è stata considerata punibile». Il quotidiano ricorda anche il “pasticcio” Astrazeneca, con Aifa che a marzo lo fece sospendere in via precauzionale per qualche giorno, poi venne di nuovo sbloccato, quindi un giorno dopo la morte di Camilla Canepa, su suggerimento del Cts, il governo decise di riservarlo agli over 60, invece ai giovani che avevano già ricevuto una dose venne proposto il “mix and match” con i vaccini a mRna.