Prima donna italiana a dirigere un’opera al Teatro alla Scala di Milano, Speranza Scappucci si è raccontata a tutto tondo ai microfoni di Oggi è un altro giorno. «La decisione matura attraverso il tempo e le esperienze. Io nasco pianista, poi attraverso la passione per l’opera mi sono detta: “Invece di preparare le cose per gli altri, perché non mettermi in gioco?”. E’ stato un lungo percorso, non premeditato, che si è sviluppato nel corso degli anni», ha esordito la capitolina.



Fare la direttrice d’orchestra, ha spiegato Speranza Scappucci, «è un lavoro molto complesso, che richiede molta capacità di comunicazione. Non è solo il gesto del momento. Ci vuole preparazione, c’è una fase di colloqui con i musicisti». «Non c’è maschilismo nelle orchestre. I tempi stanno cambiando, siamo sempre di più», ha tenuto a precisare la pianista: «Io a gennaio sono stata alla Scala. E’ stata un’avventura meravigliosa e tornerò adesso a maggio».



SPERANZA SCAPPUCCI A OGGI È UN ALTRO GIORNO

Nel corso del dialogo con Serena Bortone, Speranza Scappucci è tornata sulla sua esperienza alla Juilliard School, un’importante scuola di New York: «L’ultimo anno di studi al Conservatorio incontrai un maestro di pianoforte molto famoso e mi sentì suonare. Mi disse: “Ma hai mai pensato di venire in quella scuola?”. Quella è la scuola di Saranno famose! Ci sono 500-600 pianiste che vanno a fare le audizioni e ne prendono 12-15. Mi lanciai e mandai la mia proposta. L’audizione fu di 8 minuti. Dopo due mesi, alla vigilia del diploma, ricevetti la lettera di ammissione». «Mai dire mai, l’ho imparato strada facendo. Bisogna porsi delle mete senza presunzioni. Bisogna dire: “Se ce la metto tutta, si può”», ha spiegato Speranza Scappucci a proposito della sua determinazione, per poi ricordare l’esperienza al fianco del maestro Riccardo Muti in qualità di pianista: «Ho imparato da lui il rigore dello studio. Questa vita è fatta di molto studio. Oltre a quello che si è imparato in passato, c’è una ricerca continua. E mi ha insegnato come costruire un’opera dalle basi».

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