Oggi è il grande giorno: questa sera su Sky e Now arriveranno le prime due puntate di Speravo de morì prima, la serie su Francesco Totti. Un progetto di cui si è parlato molto negli ultimi mesi e che racconta l’ex capitano giallorosso tra presente e passato, tra pubblico e privato. La serie ripercorre l’ultimo anno e mezzo di carriera del Pupone in chiave dramedy, traendo spunto dal libro “Un capitano” scritto dallo stesso Totti insieme a Paolo Condò.



La serie diretta da Luca Ribuoli vanta un cast degno di nota: Pietro Castellitto è Francesco Totti, Greta Scarano è Ilary Blasi, Gian  Marco Tognazzi è Luciano Spalletti, mentre Monica Guerritore e Giorgio Colangeli sono i genitori del campione del mondo 2006. Ma guai a dimenticare Gabriel Montesi nei panni di Antonio Cassano, una delle interpretazioni più spassose.



Speravo de morì prima unisce l’epica sportiva e la vita privata da Francesco Totti, anche attraverso immagini d’archivio e retroscena anche inediti della carriera del Pupone. Dalle liti con Spalletti all’amicizia con Cassano, passando per la vita familiare con la moglie Ilary e l’amore per i genitori Fiorella e Enzo. Si rivela vincente la scelta di raccontare i 18 mesi di “guerra” col tono della commedia, in particolare nel raccontare i tormenti di un Totti che non vuole e non riesce a mettere la parola fine ad una carriera da sogno.

La narrazione è originale – sembra quasi cogliere l’eredità del documentario “Mi chiamo Francesco Totti” – riuscendo a mantenere il prodotto autentico nonostante i toni leggeri dell’intrattenimento e il tocco sentimentale. Non era facile evitare la docu-fiction “d’ursiana”, anzi: c’erano tutti gli elementi per fallire. Ma Speravo de morì prima è una boccata d’aria fresca per la serialità italiana e ha il merito anche di confermare le enormi potenzialità di Pietro Castellitto, reduce dall’ottima opera prima “I predatori”: oltre alla somiglianza fisica, il figlio d’arte è riuscito a cogliere in pieno lo spirito di Francesco Totti.



Speravo de morì prima ha tra i suoi punti di forza un ritmo serrato e un montaggio frenetico, ma anche una capacità fuori dal comune di cambiare registro di sequenza in sequenza. Le interpretazioni fanno la differenza: a volte non c’è grande somiglianza fisica o vocale, ma il dettaglio (le pause spallettiane), la smorfia (le facce di Totti) o ancora il gesto (da quelli di Ilary Blasi ai genitori del Pupone) riescono a superare ogni ostacolo. Casting eccellente, in altre parole.

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