È senza nessun dubbio l’olio di semi di girasole a vincere la medaglia d’oro dell’aumento di prezzo nell’ultimo anno. Se si raffrontano i valori del mese di maggio 2022 e quelli dello stesso mese del 2021, è questo il prodotto che ha messo a segno l’accelerazione più consistente: parliamo di una crescita del +93%, frutto di una corsa iniziata ben prima del conflitto russo-ucraino, ma diventata forsennata a partire dall’inizio delle ostilità, se si considera che tra gennaio e maggio 2022 l’incremento ha raggiunto il +70%.
A dirlo sono i risultati di un’indagine realizzata a maggio 2022 da Altroconsumo, analizzando i prezzi a scaffale di 8 tipologie merceologiche alimentari praticati da ipermercati, supermercati e discount. Una ricerca ad ampio spettro, dunque, che mette in evidenza come la fiammata registrata dall’olio di semi sia solo parzialmente un caso isolato. Anche gli altri prodotti presi in esame mostrano, infatti, rialzi consistenti, spesso a due cifre. La farina 00 è stata infatti al centro di una progressione su base annua del +33%, che porta il suo scontrino medio a restare ben al di sopra del livello raggiunto durante il primo lockdown a marzo 2020, quando gli scaffali di questo prodotto erano vuoti e il lievito introvabile. Ma nella lista dei rincari finiscono anche la pasta di semola, che cresce del 25%, l’olio Evo (+13%), lo zucchero (+12%), il caffè (+11%), il latte Uht nella confezione da 1 litro (+8%) e la passata di pomodoro (+6%).
Gli aumenti non toccano però i soli prodotti confezionati: anche il reparto dell’ortofrutta infatti ha subìto tensioni al rialzo. Lo dimostrano con chiarezza i casi delle zucchine, protagoniste di un incremento annuo del +19%, e delle banane, che presentano un rialzo medio del +6%.
L’indagine di Altroconsumo non lascia, insomma, molti margini di interpretazione: l’inflazione morde, spinge all’insù i prezzi delle singole referenze. E così gonfia anche gli scontrini complessivi: per i soli prodotti confezionati presi in esame dalla ricerca è stato infatti calcolato che a maggio 2021 si spendevano in media 16,60 euro; per gli stessi prodotti a maggio 2022 le famiglie devono sborsare quasi 20 euro, ovvero il 20% in più. Attenzione però a non cadere nella tentazione di pensare che il fattore scatenante di questa fiammata sia da ricercare nel solo conflitto bellico.
“Indubbiamente la situazione in Ucraina ha avuto un forte impatto sui prezzi – avverte Altroconsumo -, ma già a partire dal primo mese del 2022 si è registrato un rialzo rispetto alla primavera precedente. Il paniere dei prodotti analizzati dalla survey, per esempio, a gennaio presentava già uno scontrino di 17,51 euro, il 5% in più rispetto a maggio 2021. Per diverse referenze, quindi, i prezzi hanno cominciato ad aumentare già prima del conflitto”. E questo per una molteplicità di cause: Altroconsumo punta in particolare il dito su motivazioni di tipo climatico, sulle conseguenze delle chiusure (e riaperture) collegate alla pandemia da Covid 19 e sui riflessi delle politiche messe in campo dai vari Paesi per attenuarne l’impatto economico.
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