LA SPESA SOLIDALE (ANCHE) AL MAMME NON PIACE ALLE FEMMINISTE DI “NON UNA DI MENO”: CAOS A PADOVA
Una colletta solidale tramite una spesa e la possibilità di destinare 10 euro ad alcune associazioni che operano nel sociale tra cui il Movimento per la Vita: tanto è bastato a Padova per far scoppiare la polemica con le femministe pro-aborto “Non una di meno” che hanno lanciato la campagna social e mediatica per “boicottare il supermercato” che aveva avuto “l’ardire” di questa “scandalosa” iniziativa (siamo per un attimo ironici e spero si intuisca, ndr). Succede tutto a Padova dopo che il boicottaggio contro la catena di supermercati Ali nei primi giorni dopo Capodanno aveva già fatto sollevare la polemica a livello locale: “We love people”, questo il nome dell’iniziativa benefica e solidale lanciata dalla catena presente in tutta Italia “Ali”. In particolare però, a scatenare le femministe anti-abortiste, è stato l’inserimento del Movimento per la Vita padovano tra le tante sigle e associazioni a cui poter donare – leggete bene “poter” e non “dover” – la spesa solidale di 10 euro nel punto vendita “Padova Alì” di Chiesanuova.
«In una decina di supermercati veneti della catena Alì, per ogni 10 euro di spesa viene consegnato un gettone che consente di donare una parte di ricavato ad una delle associazioni sostenute dall’azienda la donazione non è diretta, non chiedono dei soldi, ma avviene semplicemente inserendo il gettone nella buca di una delle cassette, una per associazione, che si trovano all’uscita dopo le casse. Antiabortisti? BoiccotAlí anche tu!», questo il post lanciato dalla sezione padovana di “Non una di meno” che si scagliava in un colpo solo contro il supermercato, il Movimento per la Vita e – ci sentiamo abbastanza nella ragione nel sostenerlo – anche contro tutte le mamme e ragazze abbandonate aiutate dai centri per l’aiuto alla vita e i consultori legati al Mpv.
“NON UNA DI MENO” VS MOVIMENTO PER LA VITA: NUOVO SCONTRO SULL’ABORTO
Non si è fatta tardare la risposta dell’azienda, subissata da critiche e oggetto di boicottaggio da ambienti pro-aborto e della sinistra femminista: «Da oltre 50 anni Alì opera con la mission di migliorare la vita nel proprio territorio dal 2011 abbiamo attivato il progetto di promozione sociale We Love People volto a sostenere le realtà associative del nostro territorio. Il progetto è attivo in 31 punti vendita Alì e Alìper e solo nel 2022 siamo riusciti a sostenere, insieme ai nostri clienti, oltre 600 associazioni benefiche», difendendo anche la scelta di inserire tra le tante sigle solidali anche il Movimento per la Vita. Intanto su “Avvenire” Marcello Vinci, avvocato e presidente del Mpv di Padova, denuncia i media per aver dato risalto solo alla versione di “Non una di meno”: «da quando siamo attivi nel 1978 fino ad oggi grazie al supporto fattivo dl Centro Aiuto alla vita di Padova, sono nati 2.737 bambini, assistete 3.849 gestanti e 10.037 altre donne oltre a migliaia di famiglie provenienti da tutto il mondo, offrendo anche ospitalità in case di accoglienza o presso famiglie».
La sigla anti-abortista e pro-life sottolinea poi come l’unico vero obiettivo, ieri come oggi, resta quello di «aiutare ad accogliere una nuova vita». Questa “strategia” – come denunciano alcune femministe e sigle della sinistra antagonista – non piace tanto che dopo aver imbrattato la sede del Movimento per la Vita lo scorso 8 marzo (con scritte come “Aborto ed eutanasia liberi”) ora si è passati al boicottaggio social. Per fortuna non di tutta un’erba occorre farne un fascio, e così sui social appare – segnala il “Corriere della Sera” – anche una frangia di femministe e convinte pro-aborto che difende la libertà di scelta e di iniziativa del supermercato: «Premesso che Alì è un’azienda privata e premesso anche che naturalmente noi siamo ampiamente a favore dell’aborto e ci battiamo perché venga tutelato in ogni modo trovo il post molto sopra le righe – dice Alessandra Brotto dell’associazione femminista “Padova donne” – certo che mi batto perché i medici non facciano obiezione, visto che è il loro lavoro ma se il mio vicino di casa vuole sostenere il movimento per la vita deve poterlo fare. Se si è a favore della libertà dev’essere a 360 gradi altrimenti la battaglia non vale più».