“Il futuro della costa veneta, un bene da tutelare”: è il titolo della ventunesima edizione della Fiera dell’Alto Adriatico (che ha conquistato lo status di rilevanza nazionale: è l’unica rimasta in Veneto per il settore ho.re.ca), la tre giorni – in presenza – che si inaugura domani a Caorle (il taglio del nastro affidato al governatore veneto Luca Zaia), e che vedrà la partecipazione di circa 300 marchi e 120 aziende espositrici. Ma che prevede anche appuntamenti importanti per gli operatori balneari del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, osservatori ovviamente “interessati”. “La Fiera era saltata nei due anni di pandemia.



Adesso, dopo il rinvio dello scorso febbraio, ritorna a segnare l’inizio di stagione. Tra i vari convegni e i panel previsti, si parlerà soprattutto di due temi fondamentali: le nuove concessioni e i cambiamenti climatici”, dice Alessandro Berton, da poco confermato (all’unanimità) alla guida di Unionmare Veneto, la più importante associazione per la tutela e lo sviluppo del settore balneare della regione, aderente al Sib-Confcommercio.



Presidente, sulle regole stabilite per le concessioni, che entreranno in vigore da gennaio 2024, ancora non c’è pace: proprio la scorsa settimana i suoi colleghi hanno organizzato un’ennesima manifestazione a Roma…

È vero, anche se bisogna fare dei distinguo.

Cioè?

C’è chi mantiene alta la protesta, puntando su una revisione del decreto che impone le gare e abolisce i rinnovi automatici delle concessioni. Ma sperare in nuove proroghe è un’illusione: il Governo è stato molto chiaro, in questo senso. C’è poi chi, come noi in Veneto, aveva già iniziato da tempo una revisione dei meccanismi d’attribuzione: la decisione sulle gare non ha fatto altro che accelerare un lavoro che era già in corso. A Caorle quindi presenteremo la linea del sistema-Veneto, di serietà e collaborazione anche con le amministrazioni pubbliche, una condotta che ci porterà a essere pronti ad affrontare la nuova situazione.



Effettivamente, il Veneto è l’unica regione dove le gare di assegnazione già si fanno. Gare a parte, l’altro grande tema sul tavolo riguarda gli effetti dei mutamenti climatici. Di che effetti si tratta?

In realtà, questo è il problema che deve preoccupare di più, ma non solo noi: si tratta di erosione costante, di perdita di difese a mare, di territori lasciati inermi, di intere economie a rischio. Nel 2019, dopo “l’acqua granda”, iniziammo a lavorare con la Regione su una serie di istanze, progetti che non si sono interrotti nemmeno per la pandemia, e che anzi sono arrivati a coinvolgere anche altri soggetti. E da lì siamo arrivati anche al Parlamento europeo.

Con quali richieste?

Abbiamo chiesto che la tutela dei litorali non restasse confinata nei perimetri regionali, ma che assumesse un interesse superiore, nazionale e appunto europeo.

Risultato?

Beh, proprio la scorsa settimana è arrivato un esito positivo. Lunedì scorso sono tornato a Bruxelles, per dare seguito alle nostre posizioni, e domani a Caorle fornirò un resoconto dettagliato della road map elaborata: un progetto europeo con attori locali e internazionali per proteggere il litorale adriatico con un cambio d’approccio sul contrasto all’erosione, una cooperazione tra Regione Veneto e Unionmare Veneto, con il supporto dell’eurodeputata Rosanna Conte. Abbiamo già svolto la prima tappa, in Olanda, dove abbiamo incontrato i responsabili di Royalhas Koenig DHV, azienda leader per le opere di ingegneria idraulica e difesa della costa, per verificare i loro metodi per arginare l’avanzata delle acque, che ovviamente lì rappresentano l’unica speranza di sopravvivenza per interi territori popolati, che resistono pur sotto il livello del mare. Anche per noi, operatori balneari o comunque players coinvolti nella tutela dei litorali, proteggere le coste è il primo passo per sostenere le nostre vite, in un percorso sostenibile e condiviso per contrastare tutti gli effetti nocivi di cambiamenti climatici sempre più devastanti.

(Alberto Beggiolini)

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