Il comparto del turismo italiano si prepara a vivere la prima estate convivendo con l’emergenza Coronavirus e in attesa della riapertura fanno discutere le linee guida redatte dall’Inail e dall’Istituto Superiore di Sanità in merito a come prenotare un posto in spiaggia, sui criteri del distanziamento sociale e anche di come dovrà essere gestita la clientela nelle adiacenti aree di bar e ristoranti. E dopo l’accordo a seguito della Conferenza Stato-Regioni in vista del re-opening del prossimo 18 maggio, sono state ufficializzate e già state delineate le nuove regole su come disciplinare il turismo balneare questa estate con indicazioni che vanno dalle distanze da tenere tra gli ombrelloni, al contact tracing, fino ad arrivare a turnazioni orarie per le spiagge libere e alla prenotazione dei propri spazi attraverso delle piattaforme online e delle app al fine di evitare degli assembramenti (come pure accadrà per gli esercizi che offriranno servizi di ristorazione). Andiamo a scoprire dunque di seguito le regole per la riapertura, tra norme di buon senso e altre che, almeno stando alle prime indiscrezione, non sembrano ancora convincere gli operatori del settore.
SPIAGGE E RISTORANTI, LE REGOLE INAIL-ISS PER LA RIAPERTURA
In due diversi documenti, infatti, gli esperti dell’Inail (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) e dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità) hanno fornito quelle che saranno le raccomandazioni per disciplinare l’accesso a spiagge, stabilimenti balneari e ristoranti. Partiamo proprio dalle spiagge attrezzate: al fine di favorire un accesso contingentato si suggerisce la possibilità di introdurre la prenotazione obbligatoria e per fasce orarie, incentivando la registrazione online degli utenti (aspetto che nelle ultime ore è stato criticato) e i pagamenti veloci ovvero “card contactless” che riapriranno certamente un vecchio fronte di dibattito tra l’uso del contante e quello delle carte, anche se la ratio della raccomandazione dovrebbe essere quella di evitare l’uso dei soldi di carta ed eliminare le code. Se sull’igienizzazione di ombrelloni e lettini tutti si trovano d’accordo, non pare accontentare tutti invece il suggerimento che la distanza minima tra una fila di ombrelloni gli e l’altra debba essere di 5 metri, mentre la distanza tra gli ombrelloni della stessa fila di 4,5 metri. Ciò ridurrebbe la ‘capienza’ del lido e su questo aspetto i gestori paiono essere già sul “piede di guerra”; da ciò inoltre ne conseguirebbe che la distanza tra i lettini dello stesso ombrellone sarebbe di 2 metri, forse eccessivi per persone che arrivano assieme. Infine farà discutere alcuni il divieto di praticare attività ludico-ricreative in spiaggia per evitare assembramenti (e lo stesso varrà per le piscine), mentre per consentire di non avere docce troppo distanziate o alcune inutilizzabili per mantenere la distanza si potrebbero applicare in questo caso certamente con profitto dei divisori.
TRA CRITICITA’ E “SUCCESSIVE DISPOSIZIONI” ANCORA NON BENE CHIARE
Per quanto concerne invece le spiagge libere il pool di esperti di Inail e Iss consiglia di apporre dei cartelli multilingua all’ingresso che spieghino in modo chiaro quali sono i comportamenti da tenere e quali sono le misure per il distanziamento sociale. Allo studio c’è la possibilità di ricorrere a dei nastri per tracciare dei perimetri e “mappare” l’area: solo allora si potrà capire quale è la massima capienza della spiaggia con tanto di turnover tra gli astanti e prenotazioni online che tuttavia non sembrano accontentare tutti. Insomma una forma seppur spartana e semplice di contact tracing in modo da riuscire a contenere eventuali focolai di contagio sapendo quale è stata la linea di trasmissione e chi può avere interessato. Meno chiara e soddisfacente invece appare la parte del testo in cui si rinvia ad altre disposizioni (non ancora specificate) che dovrebbero evitare gli assembramenti dei bagnanti sulla battigia. Infine passando ai servizi di ristorazione si ripropongono gli stessi dubbi e incertezze che riguardano gli altri esercizi commerciali che operano anche non in luoghi di villeggiatura: come far ricorso alle mascherine? Inoltre permane il problema della lunga permanenza dei clienti e della possibile contaminazione dei ‘coperti’ e delle stoviglie. Il documento suggerisce di ricorrere in una prima fase a spazi all’aperto di cui però non tutti i gestori dispongono, aumentando il distanziamento dei tavoli, riducendo i posti a sedere e stabilendo un limite massimo di capienza che avrebbe una sua logica ma ha come controindicazione quella di penalizzare alcuni esercenti rispetto ad altri. Nonostante siano consigliate, difficile che molti ricorrano inoltre alle famigerate barriere divisorie, a cui si era detto contrario pure lo chef Carlo Cracco, e che se utili in altre attività commerciali non sembrano incontrare il favore dei ristoratori.