Il sistema pubblico di identità digitale Spid sta vivendo indubbiamente il momento più complicato dalla sua creazione sino ad oggi. Lo scorso 31 dicembre sono scadute le convenzioni con i suoi gestori, ma il rinnovo, ora come ora, sembra un’ipotesi piuttosto remota, considerata l’assenza di proposte e accordi. “La Stampa” ha contattato AgID (Agenzia per l’Italia Digitale), che ha confermato come nella giornata di ieri, 20 febbraio 2023, sia andato in scena un primo incontro tra il direttore generale dell’agenzia, Francesco Paorici, e le undici aziende autorizzate a erogare le credenziali Spid”.



Nonostante gli animi sereni e distesi durante il confronto, da esso sarebbero emerse con chiarezza due condizioni richieste dai gestori per continuare a erogare il servizio: Rendere Spid economicamente sostenibile (oggi lo Stato dà alle aziende un milione di euro complessivi l’anno per il servizio, ma i volumi sono aumentati e i costi di conseguenza. Per cui, si chiede che la cifra arrivi a 50 milioni da dividere tra gli operatori in proporzione alle identità gestite); coinvolgere gli operatori nel caso in cui agenzia ed esecutivo dovessero ripensare il futuro stesso dell’identità digitale degli italiani”.



SPID A RISCHIO PER MOLTI ITALIANI: ECCO COSA ACCADRÀ

Qualora le due istanze sopra espresse non venissero accolte da AgID, il rischio sarebbe quello della cessazione del servizio Spid da parte degli identity provider sin dal prossimo 22 aprile, giorno nel quale termina la proroga dei contratti. Un bel guaio per moltissimi italiani: come evidenzia “La Stampa”, sono 33,5 milioni i nostri connazionali che oggi utilizzano Spid e nel solo 2022 è stata toccata quota un miliardo di autenticazioni online.

Entrambi i punti non sono facili da soddisfare. Spid a oggi è usato da 33,5 milioni di italiani. Solo nel 2022 ha consentito un miliardo di autenticazioni online. Nella sua categoria, è il servizio pubblico più usato in Europa. Peraltro, aggiunge il quotidiano, è quasi impossibile pensare che un ente statale possa prendere il posto delle aziende dall’oggi al domani. La richiesta economica è importante, ma secondo gli operatori è il minimo per rendere il servizio sostenibile, considerati i costi di gestione, di call center e di intervento”.