La trasmissione di inchiesta Report, diretta dal giornalista Sigfrido Ranucci, ha scoperto una truffa legata allo Spid e, soprattutto, al bonus 18App, che conferisce 500 euro da utilizzare in prodotti culturali ai 18enni. Secondo il governo, infatti, il bonus è collegato ad un buco da 300mila euro che ha colpito più di 600 giovani, rimasti senza i loro 500 euro, perché erano già stati richiesti ed utilizzati da qualcun altro.
Sembrerà assurdo come meccanismo, proprio perché lo Spid era stato presentato come un sistema a prova di bomba, specialmente dal rischio di contraffazione della propria identità. Tuttavia, secondo l’inchiesta di Report che andrà in onda questa sera alle ore 20:55, creare una seconda identità personale, oppure spacciarsi per un’altra persona, è piuttosto semplice dato che i promessi controlli anti contraffazione che dovrebbero essere alla base dello Spid, non funzionano come dovrebbero. L’esito, dunque, è che il governo ora muove battaglia contro il bonus 18App come fatto nei mesi scorsi contro il Reddito di Cittadinanza, mentre il reale problema è legato proprio all’identità digitale, sulla carta sicura, ma nella realtà piuttosto fallibile.
Come funziona la truffa Spid legata al bonus 18App
Insomma, la truffa dello Spid, secondo Report, sarebbe alla base degli illeciti legati al bonus 18App, perché dei malintenzionati si potrebbero essere spacciati facilmente per 18enni, oppure dei giovani potrebbero aver creato una duplice identità, richiedendo due volte i 500 euro. Come? Semplice, basta una delega che si può ottenere rapidamente in cartoleria e il codice identificativo della tessera sanitaria della vittima.
Report, infatti, spiega che tramite degli “avatar” si può creare un nuovo Spid per qualsiasi persona, semplicemente scegliendo un provider differente da quello utilizzato originariamente (o sfruttando il fatto che il 40% degli italiani non possiedano un’identità digitale). Suddetto avatar si può ottenere in cartoleria dove si accettano le deleghe per il rilascio della firma digitale anche a nome di altri. Con quella firma, poi, basta collegarsi ad uno dei provider che consentono di creare lo Spid, cliccando sul riconoscimento digitale (grazie al quale si evita l’identificazione). Basterà poi inserire la corretta residenza della persona in questione, e il codice identificativo del tesserino sanitario, ottenendo in pochi minuti una seconda identità digitale senza neppure la necessità del reale numero della carta d’identità. Oltre a richiedere bonus al posto del soggetto, però, questo avatar può avere accesso anche a tutte le informazioni delicate della persona e potenzialmente aprire conti correnti a suo nome, oppure stipulare e disdire contratti di qualsiasi tipo.