Due agenti al soldo dei servizi segreti russi per organizzare attentati incendiari nei confronti di infrastrutture militari o industrie belliche, sabotando così i rifornimenti destinati all’Ucraina. Dieter S., 39 anni, e Alexander J., 37, entrambi nati in Russia, secondo i tedeschi, avevano come obiettivo anche la base USA di Grafenwoehr. Due arresti che confermano il periodo di grande attività dello spionaggio russo, più che mai impegnato nei Paesi europei. Non solo in Germania: in Polonia, infatti, Pawel K. è stato bloccato perché accusato di organizzare un attacco a Zelensky.
La rete delle spie russe, spiega Stefano Piazza, giornalista e scrittore, esperto di sicurezza e terrorismo, è molto attrezzata in Europa. Anzi, bisognerebbe fare più attenzione al personale delle ambasciate e ai suoi incarichi: molti di coloro che risultano lavorare per le sedi diplomatiche avrebbero come compito quello di raccogliere informazioni sull’Occidente.
La guerra russa è diventata anche una guerra di spie?
La persona arrestata in Polonia stava preparando un attacco a Zelensky; è l’ennesimo tentativo di attentato contro il presidente ucraino. I russi hanno tentato di ucciderlo forse dieci volte. Già la mattina dell’invasione erano andati a casa sua con l’intenzione di eliminarlo; è sfuggito perché era stato avvisato dallo SBU (il servizio di sicurezza ucraino). La notizia che arriva dalla Germania è a dir poco inquietante. Che in Europa ci siano molti agenti del controspionaggio russo, sia militare che civile, è risaputo. Ci sono l’FSB, che ha anche un dipartimento estero, e l’intelligence militare, che è responsabile di tutti gli avvelenamenti, delle eliminazioni mirate, l’ultima delle quali ha riguardato un disertore ucciso in Spagna nel febbraio scorso con modalità mafiose, il pilota russo Maksim Kuzminov.
Come agiscono le spie fuori dalla Russia?
Qui va introdotto il tema delle ambasciate russe e di quelle iraniane, dove c’è un numero spropositato di persone che lavorano, metà delle quali si occupano di raccogliere informazioni, spiare, corrompere e attentare alla vita democratica dei Paesi che non sono schierati con la Russia. È un fatto che ci deve preoccupare, un’escalation delle operazioni ibride di Putin, che prova a mettere pressione soprattutto alla Germania, con la quale ha fatto affari in passato ma che con l’invasione dell’Ucraina ha virato contro Mosca. Ci sono stati casi di spionaggio anche in Italia, basta ricordare l’arresto dell’ufficiale della Marina Walter Biot, condannato a 20 anni di carcere: fotografava materiale sensibile NATO e lo passava ai russi. Gli agenti che lavorano per Putin sono in tutta Europa, e come i cinesi, i turchi e gli iraniani sono impegnati a spiare.
Le operazioni russe di spionaggio sono in qualche modo un attacco ai Paesi NATO?
Putin non si fa nessun tipo di problema. Vediamo quello che sta succedendo: finanziamenti a partiti politici, il sospetto di pagamenti ad europarlamentari. Quest’ultimo poi è un bubbone che il giorno che esplode potrebbe essere peggio del Qatargate. Il tema delle attività ostili della Russia, d’altra parte, si trascina da anni, ancora prima della guerra. In questa fase storica, con due guerre in corso, le elezioni europee e le elezioni americane, si segnala una sovrattività di tutte le agenzie russe. Il caso che si è verificato in Germania è molto grave perché stiamo parlando di un attacco a un Paese NATO di cui sono sicuramente responsabili gli agenti del servizio militare. Siamo nel campo del terrorismo di Stato.
Come sono strutturati i servizi segreti russi e le loro attività oltre confine?
Ci sono il servizio segreto militare (che opera anche all’estero) e quello civile, l’FSB, che vigila sulle attività interne della Russia, per esempio sulla fallimentare difesa dagli attentati dell’ISIS, e si occupa della repressione interna. Ma ha anche un braccio operativo esterno. Infine, ci sono decine di agenzie, sotto il controllo di Putin, delle quali non si sa nulla. I servizi hanno numeri e budget importanti. Agiscono anche fuori dai confini con omicidi mirati, esecuzioni, avvelenamenti.
La Russia sta prevalendo nella guerra in Ucraina; perché ha bisogno anche di agire attraverso le spie? C’è una sorta di guerra fredda in atto accanto a quella calda portata avanti contro Kiev?
La guerra di Putin contro l’Occidente è nata quando ha preso il potere più di 20 anni fa. Non è mai arrivato ad attaccare ma ha sempre corrotto e fatto operazioni sporche, basta guardare in Libia, nel Sahel, in Africa in generale. C’è una partita che Putin gioca con l’Occidente che è molto più ampia di quella ucraina.
(Paolo Rossetti)
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