Lo studio svedese che riflette sul ruolo della proteina spike del coronavirus e la possibilità capacità di inibire la riparazione dei danni del Dna continua a far discutere. Per due scienziati dell’Università di Stoccolma, Hui Jiang e Ya-Fang Mei, la questione è rivelante perché potrebbe avere implicazioni sulla vaccinazione. Non è di questo avviso il professor Antonio Amoroso, ordinario di genetica medica all’Università di Torino, secondo cui «è fuorviante» dare questa interpretazione. La proteina spike fa male, ma in chi contrae l’infezione. «I virus possono fare male e quindi è meglio evitare di contrarli, per questo la vaccinazione di per sé è un elemento di garanzia per evitare che il virus agisca», ha dichiarato a Byoblu.



Per Antonio Amoroso il vaccino non riduce la capacità di far funzionare il meccanismo di ricombinazione, quindi non c’è il rischio di fermare il noto processo di autoriparazione. «La formazione degli anticorpi, delle nostre immunoglobuline, avviene utilizzando sostanzialmente meccanismi di taglia e incolla di geni e di istruzioni che sono lungo i nostri cromosomi e questo fanno i linfociti che lottano per difenderci dalle infezioni». Inoltre, ha evidenziato che l’esperimento è stato condotto su una linea cellulare derivata dal rene, in cui l’ingegneria genetica ricostruisce pacchetti di geni da analizzare. «È un esperimento che avviene in vitro non è nel contesto naturale».



TARRO “EFFETTI VACCINI FORSE IN FUTURO”

Nell’intervista rilasciata a Byoblu il professor Antonio Amoroso ha evidenziato che «non c’è dimostrazione che i linfociti, cioè quelle cellule che producono gli anticorpi, siano infettate dal virus SARS-CoV-2». Così come non c’è dimostrazione che il virus acceda al circolo sanguigno. «Questi nuovi vaccini sono più selettivi e per questo preferibili perché funzionano meglio». Di parere opposto è invece il dottor Giulio Tarro che aveva invece sollevato la stessa questione. «Le conseguenze descritte dai professori potrebbero manifestarsi non necessariamente in breve tempo».



D’altra parte, evidenzia che sia improbabile lo scenario secondo il quale il vaccino entra in circolo raggiungendo ogni distretto del corpo dove può incontrare qualche retrovirus o uno dei quattro coronavirus già presenti nel nostro organismo. Preferisce, dunque, lasciare il dubbio e ribadire che avrebbe destinato la vaccinazione solo agli anziani. «Questo è impossibile e l’estensione alla massa della vaccinazione comporta tutti i pro e i contro di reazioni avverse per tutte le età che stiamo vedendo». Ma che è bene precisare sono molto rare.