Avete mai visto una tempesta perfetta? Una situazione, insomma, in cui tutte le componenti negative si rafforzano una con l’altra fino a creare un vortice che spinge verso un baratro senza ritorno. È quello che sta accadendo in Europa nell’automotive. Le immatricolazioni in Unione europea, Paesi Efta e Regno Unito, secondo i dati dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei, sono state nel primo semestre del 2022 5.597.656 unità, il 13,7% in meno dell’analogo periodo dell’anno scorso.
Anche il mese di giugno – il peggiore dal 1996, sottolinea l’Unrae – ha registrato un calo del 16,8% con la vendita di 1.066.137 auto. Nel 2019, l’ultimo prima della pandemia le auto vendute in Europa erano state 7.671.542. Un calo del 27%, oltre due milioni di veicoli in meno. Nel 2018 e nello stesso periodo erano quasi 8 milioni. In Italia il primo semestre 2022 ha chiuso con 684.228 nuove auto immatricolate, pari a un calo del 22,7% rispetto al 2021 con circa 200.000 unità in meno sul corrispondente periodo 2021. Nel 2018 e nel 2019 le vendite di auto erano 1,121 e 1,082 milioni, quasi il 40% in più di quest’anno.
Un disastro, secondo gli esperti, provocato dall’impatto della pandemia sulla situazione economica delle aziende e delle famiglie, dall’inflazione, dalla guerra in Ucraina e, soprattutto, dall’insufficiente produzione di automobili nuove per effetto della difficoltà di approvvigionamento di microchip e di altri componenti. A questi elementi, a nostro parere, bisogna aggiungere la confusione nella testa dei potenziali acquirenti sulla tecnologia, i prezzi delle auto schizzati alle stelle e i tempi d’attesa. Chiunque si pone il problema di comprare o cambiare l’auto si trova di fronte a un tale rebus che, il più delle volte, ci rinuncia e aspetta. Anche perché non siamo tutti uguali. Anche al di là della questione prezzo, ora non esiste una soluzione valida per tutti e l’auto assomiglia sempre di più a un prodotto tailor made.
In passato si consideravano due elementi: la disponibilità economica e i chilometri percorsi. La marca e la classe dipendevano da quanto si voleva spendere, mentre se si facevano più di 20 mila chilometri all’anno, si sceglieva un diesel. Ora, queste due variabili, naturalmente, sono rimaste ma se sono aggiunte molte altre. La scelta dell’auto dipende, adesso, anche dal tipo di strade che si percorrono normalmente.
Dipende dalla dimensione delle città in cui si abita o se si risiede in campagna. Dipende dall’impianto elettrico che abbiamo a casa, dalla disponibilità di un box, dalla presenza di punti di ricarica nei pressi dell’abitazione o del luogo di lavoro. Poi dipende da quanto tempo l’automobilista pensa di tenere il veicolo e dalle sue percezioni sull’evoluzione tecnologica. Senza contare che tutti possono prevedere al 90% quando e dove utilizzeranno l’auto, ma nessuno può onestamente giurare che non ci saranno imprevisti.
Infine, ci si è messa anche la crisi energetica. Nessuno ha mai parlato di una carenza di petrolio, benzina e diesel, anche se carissime, saranno sempre a disposizione. Ma l’elettricità per ricaricare auto elettriche e le plug-in è pericolo? Rischiamo blackout che bloccheranno anche le auto? E quanto costerà ricaricarle visto che le bollette sono cresciute in maniera impressionate?
Insomma, la scelta di una nuova auto è un puzzle in cui i fattori da incastrare sono tali e tanti da rendere ardua la scelta. In questi casi la soluzione più semplice per tutti è rimandare e tenersi il proprio veicolo che, magari, ha più di dieci anni, è un Euro 5 e inquina almeno il doppio di un’auto nuova con qualsiasi motorizzazione. Alla faccia di Greta.
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