Le vendite di auto in Europa crescono del 12,1% in ottobre. Bene. Ma i dati sulle immatricolazioni sono fuorvianti perché oltre la metà dei veicoli è stata assorbita dalle società di noleggio e perché all’appello mancano quasi 300 mila auto rispetto allo stesso mese del 2019, più o meno il 30% in meno. Inoltre, da inizio anno il dato delle vendite resta negativo dell’8% rispetto al 2021 che già non è stato un grande anno in termini di volumi.



Le immatricolazioni comunque non danno neanche la più pallida idea di quello che sta accadendo al settore automotive in Europa. Il mercato si sta spaccando in due. I costruttori premium alzano il target di riferimento, cambiano il modello di distribuzione, pensano ad auto sempre più esclusive e costose. Gli altri cercano di ritagliarsi uno spicchio di cielo spingendo sui loro marchi di lusso, puntano sul car sharing per sopravvivere e guardano agli altri continenti. In comune hanno solo un rincaro generalizzato dei prezzi che fa il paio con l’assenza o quasi di sconti rispetto al listino.



L’auto è diventata un bene di lusso per tutti e una spesa improponibile per una larga fetta degli europei. In questa situazione, naturalmente, il mercato dell’usato è in grande spolvero con buona pace degli ambientalisti che a forza di leggi per rendere la mobilità sostenibile stanno ottenendo esattamente il contrario, sia dal punto di vista ambientale che sociale. Si comprano meno auto e le vecchie non vengono più rottamate perché, in qualsiasi condizione siano, vengono vendute a chi non può acquistare un’auto nuova. L’età media del parco circolante in Europa è già di 12 anni, con punte di 16,5 nei Paesi dell’Est. In Italia i veicoli ante Euro 2 erano circa 3,7 milioni nel 2017 e oggi sono circa 3,3 milioni, non molti meno. Stiamo parlando di auto che sono state prodotte prima del 1995 e che ancora circolano. E non sono tutte auto storiche perché in totale ce ne sono registrate solo 800 mila. Gli altri 2,5 milioni di vetture sono solo auto vecchie che hanno quasi 30 anni sul groppone.



In questa situazione per comprare un’auto nuova possiamo solo sperare nelle auto cinesi. Secondo Pwc, nel 2025 importeremo in Europa da Pechino e dintorni 800 mila auto, la maggior parte delle quali completamente elettriche. Se escludiamo quelle dei produttori europei di case automobilistiche occidentali come Tesla, BMW e Renault che dovrebbero pesare per 330 mila veicoli, rimangono 470 mila veicoli completamente cinesi. Marchi noti agli esperti, ma sconosciuti ai più che invaderanno il mercato con prezzi abbordabili per prendere spazi di mercato.

Felix Kuhnert, capo del settore automobilistico di Pwc Germania, ha dichiarato che le case automobilistiche europee si stanno concentrando sulla costruzione di veicoli elettrici più costosi: «I produttori cinesi, d’altro canto, hanno ottimizzato e sviluppato i loro prodotti nel mercato interno, tanto che ora stanno portando in Europa modelli BEV a prezzi accessibili, tecnologie innovative e concetti nuovi». Come volevasi dimostrare, i produttori cinesi, dopo i precedenti tentativi falliti, adesso sfruttano le esperienze e il controllo delle materie prime per produrre le batterie delle auto elettriche per avere un vantaggio competitivo quasi incolmabile. Tanto che i produttori europei hanno già, in parte, trasferito in Cina le linee di montaggio di alcuni veicoli elettrici.

La domanda a questo punto è una sola: i cinesi approfittano della situazione o hanno contribuito a crearla? Nella seconda ipotesi bisogna dire che sono stati dei geni.

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