La polemica della Südtiroler Volkspartei sul francobollo delle Poste Italiane dedicato a Giovanni Gentile è approdata sulla homepage della FAZ, il principale quotidiano tedesco. È stata invece pressoché ignorata dai grandi media italiani, a cominciare da quelli più impegnati nell’opposizione al governo. Eppure in sé il caso pareva ghiotto – lo è subito stato, infatti, nella Germania di Olaf Scholz e Ursula von der Leyen – per essere ritorto contro l’Italia “post-fascista” di Giorgia Meloni, che un paio di mesi fa ha voluto dedicare un francobollo commemorativo degli 80 anni della morte del filosofo. Il quale fu ministro riformatore della scuola nel primo governo Mussolini e intellettuale di punta del regime, per questo assassinato nel 1944 da un commando di partigiani gappisti.



Un po’ a scoppio ritardato i vertici della Svp – anzitutto l’assessore alla pubblica istruzione della Provincia autonoma di Bolzano, Philipp Achammer – si sono scagliati contro il francobollo, trovando offensivo l’onore postumo a un ministro che – fra l’altro – vietò l’uso della lingua tedesca nelle scuole dell’Alto Adige, appena annesso all’Italia dopo la Prima guerra mondiale.



È un classico di ogni minoranza “perseguitata” agitare ad ogni occasione utile i torti subiti: anche quando l’autonomia speciale della Provincia di Bolzano – soprattutto quella finanziaria – ha già compiuto mezzo secolo e la pulizia linguistica della toponomastica italiana è uno dei segni esemplari di un’avvenuta “riconquista” sudtirolese.

Meno scontata appare invece l’indifferenza di un vasto fronte politico-mediatico nazionale impegnato in una crescente polemica “antifascista” contro la maggioranza di governo. E al di là della distrazione agostana, non sembra fuori luogo scorgervi una cautela specifica, legata a un altro dossier di primo livello aperto sui tavoli di parlamento e governo: quello dell’autonomia differenziata.



La campagna di raccolta firme per il referendum abrogativo della normativa varata un mese fa procede spedita anche nei giorni estivi: con il Pd in testa e il lancio preventivo di “droni istituzionali” come le impugnative decise dalle Regioni Campania, Puglia, Calabria. Lo stesso presidente (dem) della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha frenato la promulgazione della legge – sette anni dopo le consultazioni popolari in Veneto e Lombardia – ma non perde occasione per ammonire sui principi e i valori della “Repubblica indivisibile”. Ora, in questo contesto narrativo, è evidente come il caso creato a Bolzano sul francobollo per Gentile sia ingombrante, fino a suonare stonato: pur nella sua apoditticità di appello alla “resistenza antifascista ora e sempre”.

Come potrebbe, del resto, il “fronte democratico” nazionale solidarizzare con un partito iperautonomista che anche nel dopoguerra repubblicano ha difeso la propria identità – certamente oppressa dal fascismo – con mezzi talora vicini a quelli dell’Eta o dell’Ira? Come può associarsi alla demonizzazione di un ministro che completò e consolidò la centralizzazione statalista della scuola nel segno dell’unità risorgimentale del Paese? È esattamente lo status quo che gli anti-autonomisti (soprattutto quelli delle Regioni agli antipodi dell’Alto Adige) vogliono mantenere a ogni costo, laddove proprio il decentramento amministrativo dei servizi scolastici – dopo quelli sanitari – resta argomento strutturale dell’iniziativa autonomista.

Come può, più in generale, il centrosinistra anti-autonomista stare dalla parte dell’enclave più autonoma del Paese, ai vertici nazionali del reddito disponibile pro capite principalmente grazie alla generosità di un regime fiscale ad hoc? E chissà se alla Svp non stanno invece cominciando a sentire odore di bruciato attorno a questo anti-autonomismo neo-patriottico del centrosinistra a trazione Sud, capace di sovranismo centralista nei giorni opportuni (più a destra del centrodestra di governo?).

Il silenzio sul caso Gentile appare in ogni caso sintomo di cattiva coscienza storico-politica in senso più lato e profondo: l’intellighenzia della sinistra culturale egemone nell’Italia repubblicana (oggi riaccasata nel Pd) si è formata nei licei e nelle università costruiti dal filosofo fascista, facendone poi le proprie roccaforti. È un altro discorso. O forse è lo stesso.

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