L’Intelligenza artificiale è l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e, addirittura, la creatività. Questa permette, o almeno questo si propone, ai sistemi di capire il proprio ambiente, mettersi in relazione con quello che percepisce e risolvere problemi, e agire verso un obiettivo specifico. Un computer, quindi, riceve i dati, già preparati o raccolti tramite sensori, come, ad esempio, una videocamera, li processa e, alla fine, risponde. Questi sistemi sono, insomma, capaci di adattare il proprio comportamento analizzando gli effetti delle azioni precedenti e lavorando in autonomia.
Molte ricerche ritengono, e parzialmente già accade, che questi strumenti potranno diventare particolarmente efficaci, e utili, anche nella gestione delle risorse umane. In questo quadro anche l’Inps si propone di usare l’Intelligenza artificiale per trovare lavoro ai disoccupati. Un processo che, a livello embrionale, parte dalla creazione della piattaforma Siisl, ovvero il Sistema Informativo per l’inclusione sociale e lavorativa per le nuove misure di lotta alla povertà che hanno sostituito il Reddito di cittadinanza. Questo portale consente, almeno secondo Inps, di associare le richieste delle persone con le offerte di lavoro disponibili o di accedere alle offerte formative necessarie per adeguare le proprie competenze a quelle richieste dal mercato, seguendo corsi indennizzati.
Si è quindi è realizzato un sistema che si propone di permettere l’integrazione delle azioni di tutti i soggetti, pubblici e privati, che hanno un ruolo nel percorso di attivazione lavorativa delle persone più svantaggiate.
A dicembre Inps introdurrà, inoltre, un sistema di “affinity score”, che sfruttando, appunto, le tecniche di machine learning, permetterà di indirizzare le persone verso i posti di lavoro disponibili più consoni alle competenze individuali ottimizzando così l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Lo stesso sistema consentirà al cittadino di ordinare le offerte in base al livello di affinità rispetto al proprio curriculum. L’introduzione dell’Intelligenza artificiale nel portale dovrebbe così contribuire a ridurre il mismatch nel mercato del lavoro.
Da fine febbraio, poi, ci dovrebbe essere un consulente virtuale e “intelligente” che, sfruttando l’Intelligenza artificiale generativa, potrà interagire con i cittadini in modo colloquiale e verrebbe da dire quasi amicale.
Infine, da marzo saranno implementate, nel sistema di monitoraggio già operativo, le analytics per fornire supporto alle politiche attive. Le Regioni, responsabili ad esempio dei Centri per l’impiego, avranno a disposizione in tempo reale analisi relative all’efficacia degli interventi e la possibilità, quindi, di dare evidenza delle potenzialità di miglioramento.
Sembra, insomma, che il nostro istituto di previdenza sarà chiamato, nei prossimi mesi, a una profonda trasformazione tecnologica ma anche di “mission”. Resta da capire se un Paese profondamente “analogico” come il nostro sia pronto, specialmente nelle sue fasce più deboli, a questa profonda transizione verso il digitale.
Un sistema del genere sarà poi capace di leggere tutte le sfaccettature del nostro complesso mercato del lavoro, ancora troppo informale?
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