Caro direttore,
per chi ha fatto il ginnasio “l’Italo Amleto” carducciano era Carlo Alberto, indeciso sovrano del piccolo regno sabaudo, ma nella campagna elettorale balneare di quest’anno non può che essere ben rappresentato da Carlo Calenda.
Oggi deve decidere se schierarsi con il Pd a farne la ruota di scorta ma godendo così della sicurezza di coalizione (ovvero di entrare in parlamento almeno con la quota proporzionale), oppure correre in solitaria leggerezza, magari unendosi ad altri Amleti come lui, sperando che l’inedita coalizione di centro-sinistra-centro tagli il traguardo del 10% e possa così poi vivere di luce propria.
Lasciate perdere la coerenza o gli alti ideali, temi desueti, qui si tratta di pura sopravvivenza, con il problema che di ex ministri ed aspiranti parlamentari di alto bordo presentatisi alla sua corte ce ne sono moltissimi (fin troppi), ma di elettori che poi effettivamente li seguano ancora non si sa.
È in gioco non solo la sua personale credibilità, ma anche il futuro politico di una “terza” gamba (o quarta, pensando ai grillini) che un domani potrebbe essere alternativa od alternante a Letta & Meloni.
Carlo Alberto finì triste in esilio nel piovoso Portogallo, con Calenda si vedrà.
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