Il meme che più ha fatto il giro dei social dopo la partita Ucraina-Italia, decisiva per la nostra qualificazione alla fase finale dell’Europeo, è un Putin ritratto nei panni di un arbitro nella cabina del VAR, in riferimento al sacrosanto rigore negato ai nostri avversari nel tempo di recupero della gara: se dato e realizzato ci avrebbe negato l’accesso diretto al torneo relegandoci nello spauracchio dei play-off. Ovviamente tutti si sono affrettati a legare l’episodio all’auspicio che il Presidente dell’UEFA Aleksander Čeferin aveva espresso prima della partita: “L’Italia si deve qualificare! È troppo importante per noi. Averla fuori sarebbe un disastro”.



Ora, al di là della non opportunità che un Presidente super partes, che rappresenta pure l’Ucraina, manifesti in modo partigiano le sue preferenze, viene spontanea una ancor più amara riflessione. Non stiamo parlando forse di quel Čeferin che per anni ha tuonato contro la abortita SuperLega dei club europei “Ci si qualifica sul campo, per merito, non per blasone o numero di tifosi. Questi pensano solo al loro portafoglio e vogliono uccidere il calcio, che è di tutti, non di pochi ed è bello perché imprevedibile”? Sante parole! Peccato che quella sua dichiarazione sull’Italia rivela che in fondo l’attuale presidente dell’Uefa la pensa proprio come i presidenti che diedero vita alla SuperLega: quel che conta è il bacino di utenza di un club o di una nazione, il numero di tifosi e di sponsor che muove, la sua tradizione, insomma il brand in altre parole. Tra Italia e Ucraina molto meglio avere agli Europei la prima piuttosto che la seconda.



Un po’ come ragionano i nostri dirigenti peraltro. Vedasi la vicenda Lecco: meglio in B squadre di città con 150.000-200.000 abitanti piuttosto che di un paesotto di 45.000 e infatti se i lariani non fossero ricorsi alla Giustizia ordinaria sarebbero stati tagliati fuori dalla promozione per la Giustizia sportiva. Ecco, se poi aggiungiamo le voci ricorrenti secondo cui l’ECA, d’accordo con Čeferin, starebbe per varare una nuova Champions League con tre divisioni (Super League, Europa League e Aspirant League) da 18 squadre ciascuna con due retrocessioni dalla prima alla seconda e ben quattro dalla seconda alla terza con altrettante promozioni, viene il sospetto che più che difendere il calcio, Čeferin stia semplicemente preservando la sua … poltrona.



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