“È arrivato il momento di una rivolta sociale”, “Lo sciopero è l’inizio per cambiare la manovra e il Paese” sono le dichiarazioni del Segretario generale della Cgil di fronte all’assemblea di delegati della sua organizzazione. Mi richiamano alla mente vecchie letture sulla nascita del sindacalismo in Italia. Si forma il sindacato e dentro all’organizzazione si riproducono le correnti o ideali della Prima Internazionale. Da un lato il sindacato che pone le basi per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei suoi associati e che si pone come organizzazione aperta a tutti i lavoratori. E poi le correnti massimaliste e anarchiche che vedono nella preparazione dello sciopero generale la preparazione dello scontro finale, il cambiamento di regime sociale.
Tanta assonanza con le dichiarazioni del leader della Cgil, ma queste le riflessioni di chi per passione e militanza ha letto e ragionato sulle divisioni del passato. Magari un giovane di questi giorni ne dà una lettura diversa. Senza le lenti della storia e delle appartenenze politiche le parole potrebbero aver assunto altri significati.
Ho fatto la prova con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Usando uno dei programmi più diffusi ho chiesto come avrebbe reagito un giovane a cui fosse stato chiesto di commentare le dichiarazioni di Landini come tema dell’esame di maturità.
Partiamo dalle esclusioni. Le proteste e le possibili denunce di rischi per la democrazia agitate da importanti esponenti di Fratelli d’Italia non sono nemmeno prese in considerazione. Anzi, il nostro studente virtuale inizia proprio definendo più che comprensibili le dichiarazioni del sindacalista. Le ragioni stanno nel riconoscere che la situazione del lavoro dipendente nel nostro Paese è peggiorata nel corso degli ultimi anni. Sono aumentate le differenze sociali. È aumentato il numero di lavoratori cui lo stipendio non assicura un livello di vita dignitoso. Il costo della vita è aumentato a fronte di salari che sono rimasti fermi. Giovani e donne trovano lavori sottopagati o con part-time involontari. I contratti di inserimento restano contratti non di lavoro e spesso nascondono abusi verso i giovani occupati. Il ritardo con cui si è arrivati al rinnovo di molti contratti ha peggiorato ulteriormente la situazione economica per molte categorie di lavoratori.
Si potrebbe proseguire con l’elenco delle mancanze e anche con commenti alle scelte operate con la nuova proposta di bilancio che non riesce certamente a segnare un deciso cambiamento.
Tutto ciò, dice il nostro commentatore virtuale, giustifica i toni che possono essere tenuti da un leader del sindacato di sinistra. Il nostro studente, però, non è convinto e a metà del tema si pone una domanda. La denuncia delle ingiustizie è un avvio di riflessione, ma senza avanzare proposte capaci di esercitare lo stesso impatto della denuncia lo sciopero assume un significato tutto politico e non sindacale. Rivolta sociale e cambiamo il Paese sono proposte da leader politico. Lo studente, benché virtuale, cerca la piattaforma di proposte che permetta di misurare dopo la mobilitazione i passi avanti fatti e i miglioramenti concreti ottenuti. Non solo non trova elementi per poter misurare (deve essere di formazione scientifica) i risultati favorevoli o contrari, ma registra anche che rispetto alla lunga tradizione di scioperi che vedevano impegnate tutte le sigle dei principali sindacati questa volta ne manca uno importante.
L’intelligenza artificiale si ferma qui. Registra che non ci sono proposte all’altezza dei problemi e che ciò ha determinato una divisione dei sindacati.
La rete, da cui pesca notizie per sviluppare pensieri che appaiono mediani, non ha suggerito di chiedersi inoltre il significato da assegnare all’aggettivo di generale assegnato a questo sciopero. La risposta è ovviamente che riguarda tutte le categorie produttive. Ma la situazione dei lavori oggi, la loro frammentazione, il sempre più debole confine fra lavoro dipendente e indipendente per professioni legate proprio alla crescita delle nuove tecnologie informatiche, pone problemi alla capacità del sindacato di dare una rappresentanza generale ai lavoratori. Non è la becera polemica sul sempre maggiore peso che hanno i pensionati sul totale degli iscritti al sindacato: è proprio la capacità delle organizzazioni sindacali di riuscire a fare proprie le istanze generali che riguardano il mondo del lavoro. Calano gli iscritti e i lavoratori di alcune categorie, o di alcune professionalità e inquadramento non ci sono proprio.
I cambiamenti sociali di questi anni hanno spinto verso la crescita di un diffuso individualismo. Anche sul lavoro i cambiamenti tecnologici e nuovi modelli di organizzazione del lavoro hanno rotto i tradizionali legami di solidarietà. Sono questi cambiamenti che chiedono una nuova elaborazione di piattaforme con proposte capaci di essere generali, capaci di restituire un senso di appartenenza e di partecipazione collettiva che diano alle manifestazioni “generali” il senso compiuto di tenere conto degli interessi di tutti e di ciascuno.
In assenza di questa ritrovata capacità le frasi di Landini cercano di rispondere alzando i toni, tornando a evocare possibili cambiamenti sociali radicali realizzabili con semplici passaggi legislativi.
Anche uno studente liceale da intelligenza artificiale capisce che non è la risposta che serve per restituire valore e dignità al lavoro. Serve un impegno costante e la capacità di miglioramenti continui. Le spallate ai muri portano soltanto a farsi del male.
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