Ogni anno nei giorni intorno a Natale L’Imprevisto organizza un grande evento per festeggiare i ragazzi (e il loro genitori) che hanno concluso il cammino di comunità.

Questa manifestazione – oltre all’incontro con tante autorità, tanti amici vecchi e nuovi, in seguito a suggestivi momenti teatrali e di recitazione – ha sempre rappresentato l’occasione per una riflessione di carattere generale verso la condizione giovanile, in particolare quella più esposta alle esperienze negative e drammatiche.



Quest’anno non possiamo ritrovarci all’Hotel Flaminio come da tradizione, ma la situazione di sofferenza, di abbandono e di trascuratezza di tanti ragazzi non è venuta meno, anzi!

Quanti episodi di aggressività e di violenza hanno per protagonisti giovani e giovanissimi! Come sono cambiate in pochi anni le nostre città e i nostri paesi se pensiamo alla vita che spesso conducono i giovani: risse, pestaggi, il gioco d’azzardo, le varie infinite dipendenze da alcol e da sostanze stupefacenti, il fumo compulsivo, il sempre maggiore ricorso alla cocaina che, si dice, scorre a fiumi, l’uso improprio e gravemente improvvido dei social, delle proprie immagini nella rete, la sessualità incontrollata e immotivata… ragazzi sempre più organizzati in bande, in tribù, delle quali i genitori sono completamente all’oscuro. Tutto ciò – ormai è accertato – è oltremodo aggravato dal particolare periodo di emergenza dovuto all’isolamento a causa della pandemia.



Quanto malessere, che escalation di drammaticità, che urgenza di intervento richiede una siffatta condizione!? Come agganciare i nostri giovani, come parlare al loro animo più profondo, come dialogare e intercettare i tormenti che abitano i loro giorni e le loro notti? Che gesti, che parole, che luoghi offrire per incontrare le profonde ferite e le grandi miserie che vivono?

Non è semplice se pensiamo che forse la miseria più grande nella quale sono stati cacciati è la convinzione che la vita è una questione di successo e di riuscita, di prestazione… di potere. Si scopre – noi del “settore” lo possiamo attestare – che all’origine delle condotte negative c’è sovente il tentativo di guadagnare una posizione altisonante, una speciale performance, un traguardo ambito, insomma una questione di capacità. Ma la vita non è questione di capacità! E’ altro, un’altra cosa!



Scrivo queste righe dunque per richiamare la nostra attenzione verso l’intera questione giovanile, perché essa sicuramente rappresenta l’emergenza più acuta e allarmante di cui la nostra convivenza civile si vede attraversata.

Non c’è nulla di più bello e grande della gioventù. E’ il tesoro più prezioso a disposizione di un popolo.

Occorre che ritorniamo a guardarli, a parlare ai giovani, ad ascoltarli, a volergli bene, a chiedere loro tanto e tutto sicuri che se un adulto si pone con forza e coraggio essi risponderanno con entusiasmo, con fiducia, troveranno, incontreranno un cammino di bene, una strada buona. Occorre chiamarli ad una responsabilità.