A New York, uno spacciatore è stato arrestato grazie all’aiuto di una piattaforma digitale che identifica degli schemi di movimento ritenuti “sospetti”. La griffe di moda Desigual ha lanciato la sua prima collezione di capi e accessori che può essere prodotta “on demand”, su richiesta dei clienti. Un team di ricercatori ha individuato un modo per prevedere quali farmaci, anche se classificati come non dannosi, possono in realtà portare a disabilità congenite se assunti da donne in gravidanza.
Cos’ha reso possibile tutto questo? L’Intelligenza artificiale. Quel tanto chiacchierato super cervellone robotico che promette di rivoluzionare, nel bene e nel male, le vite dei cittadini del mondo. Perché l’AI proprio questo sta facendo: si sta insinuando, con il suo enorme potenziale innovativo, in ogni ambito e settore, che si tratti di prodotti o servizi, comunicazioni o scienza.
Ogni anno a Vienna si svolge un importante convegno di radiologia. Vi partecipano le aziende e le personalità più influenti del settore. Ebbene, ecco cosa ci racconta uno dei partecipanti: “A questo stesso congresso, lo scorso anno, le aziende che proponevano prodotti collegati all’AI si contavano sulle dita di una mano. Quest’anno, praticamente tutti hanno lavorato alle sue applicazioni”.
Le paure collegate allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, lo vediamo ogni giorno, sono sulla bocca di tutti. Prenderà il sopravvento sull’uomo? Lascerà tutti senza lavoro? Timori che, guardando un po’ indietro nel tempo, hanno caratterizzato anche la Prima Rivoluzione industriale. Ovvero quando a cavallo tra il ‘700 e l’800 si passò da un’economia basata sull’agricoltura e l’artigianato al “sistema fabbrica”. Anche qui, con i suoi pro e i suoi contro.
Nel 1779 Ned Ludd, un operaio inglese, distrusse in segno di protesta un telaio meccanico dando vita al movimento del luddismo, termine usato ancora oggi per descrivere diverse forme di ostruzionismo aggressivo al progresso tecnologico. E tuttavia, tra i peggiori “contro” della Prima Rivoluzione industriale vediamo le scelte sbagliate dell’uomo che governa la macchina, più che la macchina stessa: lo sfruttamento minorile, l’imposizione di ritmi lavorativi estenuanti, gli ambienti malsani, la mancanza di qualsivoglia forma di tutela e via dicendo.
La storia rischia dunque di ripetersi? Forse sì o forse no. Quel che è certo è che siamo di nuovo agli albori di una Rivoluzione. E ancora una volta spetta all’uomo decidere come affrontarla. Gli imprenditori, per natura ottimisti, ne hanno già intuito il potenziale e anche nel campo delle food technologies l’applicazione dell’AI sta dando i suoi primi frutti.
Chiudiamo con una nota di colore, che fa sorridere e riflettere al tempo stesso: per la prima volta nella lunga storia di questa fortunata saga, Ethan Hunt, il protagonista di Mission: Impossible Dead Reckoning Parte 1, rilasciato questa estate, non si trova a fronteggiare un perfido russo dagli occhi di ghiaccio o uno sceicco arabo (gli stereotipi che da decenni incarnano i mali della società). Per la prima volta, l’antagonista del nostro eroe è un’Intelligenza artificiale. Onnipotente, onniveggente e, naturalmente, cattivissima.
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