Caro direttore,
padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, ha lanciato su Robinson un invito entusiasta a rileggere Flannery O’Connor. “Scrittrice di culto”, la definisce sul supplemento culturale di Repubblica, presentando assieme “Flannery O’Connor. Vita, opere, incontri”, prima biografia italiana scritta da Fernanda Rossini per Ares; e la raccolta di racconti Un brav’uomo è difficile da trovare, per la prima volta in traduzione da parte di Gaja Cenciarelli per Minimum Fax.
Non c’è nulla che non appaia condivisibile del giudizio di padre Spadaro sul valore assoluto di questa narratrice cattolica cresciuta fra le due guerre nel profondo Sud degli Stati Uniti e morta appena 39enne, dopo aver trascorso nella malattia gran parte della sua vita. “Dal momento in cui si legge Flannery non si è più in grado di veder il mondo come prima”, annota senza eccesso Spadaro. Che però elude del tutto una diversa, più problematica attualità di O’Connor.
“How racist was Flannery O’Connor?” ha titolato nel giugno 2020 il New Yorker, la rivista letteraria più di culto oltre Oceano. Nel mirino della “cancel culture” dilagante soprattutto nei circoli politicamente corretti della East Coast sono finiti alcuni scritti giovanili di O’Connor, emersi solo negli ultimi anni e punteggiati da qualche disagio verso gli afroamericani. Ma tanto è bastato perché la caccia alle streghe raggiungesse immediatamente anche la Loyola Maryland University di Baltimora: che nell’estate scorsa ha deciso di togliere alla residenza femminile l’intestazione a Flannery. Il presidente dell’ateneo – padre Brian Linnane, confratello gesuita di padre Spadaro – ha annunciato che il “dorm” sarebbe stato ribattezzato nel nome di Thea Bowman, prima afroamericana appartenente alle suore francescane dell’Adorazione Perpetua.
Ecco, da parte di un giornalista come padre Spadaro sarebbe piaciuto leggere qualche riga sulla questione: magari sulla stessa Civiltà Cattolica. Perché i gesuiti americani sono stati così solleciti nel “cancellare” da una loro università una scrittrice cattolica americana che invece un gesuita italiano continua caldamente a consigliare?
Non solo negli Stati Uniti, intanto, la crociata “cancel” sta mettendo ormai in discussione l’ammissibilità stessa di qualsiasi sfera o sensibilità religiosa nell’alveo di una Nuova Cultura Unica “non discriminatoria”. Ed è questo che nel 2021 sembra meritare una riflessione urgente. Che O’Connor sia una grande scrittrice, da leggere assolutamente oggi e domani è sempre utile ricordarlo. Ma lo sapevamo già. Il punto è se in Occidente saremo ancora autorizzati a leggerla: come – giustamente – consiglia padre Spadaro.
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