Caro direttore,
non lo vedete il polverone che già si leva all’orizzonte? Non certo una tempesta di bora. E il rumore sordo della battaglia ormai vicina? Un manipolo di cavalieri-giustizieri armati di avvisi di garanzia scritti con la penna del senno di poi. Perché, virus o meno, siamo il Paese delle indagini preliminari, delle manette, delle monetine lanciate in piazza, dei Travaglio e degli Scanzi. Solo loro, i moschettieri togati, sanno che cos’era giusto fare: ma allora perché non dirlo prima? Boh, proveremo a fare ricorso.
Aleggiano pesanti interrogativi chiamati economia e sanità, che divorano all’istante fette preziose di futuro pro capite. Con buona pace di colombe e pasticceri che da mesi non beccano più un quattrino. Mentre certa magistratura – a volte fuori luogo e altrettanto inopportuna per tempismo e modalità – scende in campo a colpire una nazione già ferita. Che di tutto ha bisogno in questo momento, fuorché di nuove, costose inchieste. Con tanto di Guardia di Finanza sguinzagliata in questo o quell’ufficio regionale o casa di riposo che sia. Cercano mica il Sacro Graal?
L’Italia adesso vuole la verità. Amara, dolce, poco importa. Sapere a che cosa va realmente incontro. Perché la vita è un dono, San Giovanni Paolo II insegna. E omnia fert aetas, poetava Virgilio. Il tempo porta via tutte le cose. L’esistenza, la pazienza.
La verità è che il virus incombe, e rimarrà tra noi a lungo. Scordiamoci contagi zero e zero decessi. L’infettivologo Giovanni Rezza dell’Istituto Superiore di Sanità ha parlato chiaro. L’unico. Mentre da Conte, Arcuri, Borrelli e dai ministri Azzolina, Catalfo, Gualtieri e Speranza solo un gran casino e frottole di Stato.
La verità è che perdiamo 10 miliardi alla settimana, almeno su questo Renzi e Salvini concordano. Azzerare subito le varie Crif e commissioni sui prelievi bancomat, lo chiedono pure i consumatori. La verità è che il Governo ha fatto un decreto a saldo zero: i soldi li prestano le banche (che ancora non ci hanno capito niente), mica l’Italia. Con tassi previsti – da voci di corridoio – sino a un massimo del 3%. Arriveranno tra maggio e giugno, giusto in tempo per le tasse estive. Pura partita di giro, altro che aiuti di Stato. Sempre che i conti correnti abbiano saldi attivi, altrimenti fumati pure quelli.
Chi li vedrà fa prima a cambiare la macchina o comprarsi un bello scooterone per sfrecciare in riviera felice a guardare le stelle. E con tanto di gesto del dito medio, come già normalmente accade per le strade. Ad andare a morire al mare piuttosto che davanti a Netflix, concordo con Filippo Facci. Perché di ferie, quest’anno, neanche a parlarne.
Turismo di prossimità? Borghi e valli dietro casa? Carneade, chi era costui? Che cosa racconterà il Governo ad albergatori, gestori, ristoratori, titolari di lidi alle prese con i rinnovi dei canoni demaniali di concessione per le spiagge? Manderà forse anche qui in avanscoperta Rocco Casalino, col pericolo che ne facciano un bel falò a Ferragosto?
Veritas filia temporis, diceva Aulo Gellio. Le Pmi hanno bisogno di decidere, prendere bene il respiro e fare scelte coraggiose per salvarsi, in vista della più ardita apnea di transizione della storia post-repubblicana.