Due fatti accaduti la scorsa settimana pongono in primo piano un quesito che invece dovrebbe entrare a far parte della logica: ma cosa si intende al giorno d’oggi per “Diritti Umani”? La domanda sorge spontanea dopo che l’Onu ha in pratica eletto Venezuela e Libia tra i 14 Paesi votati per un mandato triennale al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Sì, avete capito proprio bene: due Paesi che vivono da anni situazioni di inferno dantesco e vengono accusati quotidianamente di violazioni terribili proprio dei diritti umani da una Organizzazione Internazionale che pare d’un tratto essersi svegliata dal sonno di anni, ma che subito rimedia a tale “errore” inserendoli nell’organo che ha la facoltà di dirimere proprio su questa materia.



Un evidente controsenso: ma ecco che a rincarare il dubbio sul significato del nobile termine interviene l’Argentina a mettere un po’ di “chiarezza” sulla questione. I lettori del Sussidiario già la settimana scorsa erano stati informati che una Organizzazione per i Diritti Umani argentina è stata chiamata da un giudice a esprimere un parere su di un caso abbastanza singolare che tra risvolti surreali si concreta con una denuncia per spionaggio ed estorsione contro il famoso giornalista di inchiesta Daniel Santoro, colpevole di aver intervistato un dirigente di una società petrolifera collegata con il Venezuela e di aver pubblicato il suo lavoro su un quotidiano. Allo stesso tempo sia Santoro che altri suoi colleghi vengono accusati di far parte di un’organizzazione di spionaggio nei confronti di altri giornalisti: un intreccio di cose talmente metafisico che ha come obiettivo di colpire non solo giornalisti che, con le loro indagini, hanno rivelato tutto un sistema di corruzione che coinvolge gli ex Governi kirchneristi per la cifra di circa 35 miliardi di dollari, ma anche uno dei principali magistrati che stanno indagando sulla megacausa, Carlos Stornelli, “colpevole” di essersi incontrato pure lui con il falso 007.



Ora non si capisce bene come mai il giudice (ultrakirchnerista tanto per cambiare) Ramon Padilla abbia chiesto a un’organizzazione che si dovrebbe occupare di violazioni dei Diritti umani di occuparsi del caso: ma il bello è che il responsabile del gruppo è il Premio Nobel per la pace Perez Esquivel. Il bello consiste anche che nella sua relazione l’organizzazione (composta di persone delle più varie estrazioni, ma senza nemmeno un giurista o esperto in legge) dà ragione al giudice nella sua causa senza aver minimamente ascoltato gli accusati, in pratica negando a questi ultimi un loro diritto a essere sentiti. Comportandosi così nello stesso modo dei militari della genocida dittatura argentina degli anni Settanta: la gran parte della società argentina e molti membri facenti parte del Tribunale che giudicò la giunta militare negli anni Ottanta nel famoso processo conosciuto come “Nunca mas” hanno condannato questa manovra che definiscono arbitraria quando non legata a interessi politici ben definiti e connessi alle elezioni presidenziali del 27 ottobre.



Come si vede, gli importantissimi diritti umani vengono trattati alla stregua di un “pret a porter” e i due fatti qui descritti costituiscono una prova vergognosa di quanto ormai vengano utilizzati, per la loro importanza e clamore mediatico, come strumenti di certe politiche partitiche più che come tema universale legato alla figura dell’essere umano e alla giustizia.

Se una nazione dove 5800 (per ora) oppositori di un regime dittatoriale dichiarati desaparecidos viene ammessa a un gruppo che si occupa del tema e se (come sta accadendo da anni in Argentina) organizzazioni nate negli anni Settanta per rivelare al mondo le bestialità di una dittatura si prostrano e mettono al servizio, con fatti veramente indignanti come quello descritto, di poteri corrotti e autoritari, allora c’è da chiedersi veramente a che punto siamo arrivati nel considerare il valore della vita umana. Lo vediamo anche nell’attualità con i giochi planetari di interessi politici ben poco etici nella drammatica situazione che si sta vivendo in Siria, nei massacri continui in Africa, nella tratta degli schiavi del Mediterraneo e in tante problematiche che avvengono ai 4 angoli del mondo. Fatti che fanno pensare come ormai la parola democrazia, tanto legata al discorso dei diritti umani perché produttrice di Giustizia, sia ormai arrivata al suo capolinea in un futuro (che per ciò che si vede, stiamo già vivendo) dove tanti “uomini della provvidenza” guideranno un mondo dove già impera la filosofia dell’apparenza sull’essere.