“Doveva fare l’assicuratrice nella vita. L’ha fatta per se stessa e ha funzionato”. Ma Ursula von der Leyen, oggetto della caustica stilettata di Romano Prodi l’altroieri, non è la stessa che l’ex presidente italiano della Commissione Ue additò come icona propiziatoria per il ribaltone italiano del 2019?

“Definire il Movimento 5 Stelle di sinistra è difficile”. Ma non sono stati i grillini di Giuseppe Conte – appena cinque anni fa – a tradire la Lega per convergere in una nuova maggioranza di centrosinistra con il Pd, con la benedizione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il placet “antifa” della senatrice a vita Liliana Segre? Mentre Prodi dirigeva il traffico – rigorosamente “dem” – fra l’Italia e l’Europa: con David Sassoli alla presidenza dell’europarlamento, Paolo Gentiloni alla Commissione von der Leyen 1 e Roberto Gualtieri al Mef del Conte 2.



“Meloni piace perché obbedisce” (all’establishment Usa, ndr). Invece Prodi, quando ha guidato le grandi privatizzazioni italiane in stile Britannia, non ha forse assecondato il turbocapitalismo anglosassone (anche in un gioco domestico di puro potere contro Mediobanca)? Forse lui – anche lui – non ha avuto la tessera di international advisor di Goldman Sachs? Certo da allora (da prima: da quando stava per vendere l’Alfa Romeo dall’Iri alla Ford per far dispetto alla Fiat) il suo ruolo di “pontiere” internazionale ha guardato molto più alla Cina, divenuta oggi competitor globale dell’America nonché nuova “obbedienza” alternativa a quella a stelle e strisce. Ma forse Prodi non è stato promosso numero uno a Bruxelles quando in Serbia non si erano ancora posati i polveroni causati dai bombardamenti Nato (anche sull’ambasciata cinese)?



Elly Schlein starebbe conducendo “un’opposizione debole”: ma l’attuale segretaria del Pd non è stata inventata nell’officina bolognese del partito, prodiana per definizione ed eccellenza? E le “sardine” che hanno eletto Elly vicegovernatrice dell’Emilia Romagna nel 2020 non erano state concepite nelle provette di un think tank prodiano e apertamente sostenute dalla famiglia Benetton, ancora proprietaria – poco più di un anno dopo la tragedia del Ponte Morandi – delle Autostrade privatizzate vent’anni prima da Prodi?

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