Negli anni Sessanta un politico nostrano, che evidentemente con l’italiano dimostrava una certa originalità, in un suo discorso alla Camera dei Deputati ebbe a dire che “abbiamo raggiunto il limite della bassezza”.
Come cambiano i tempi, perché ai nostri giorni quell’espressione decisamente metafisica diventa quasi neorealista: difatti ormai, per merito della classe politica più incapace della nostra storia, abbiamo intrapreso il cammino, senza possibilità di ritorno, della distruzione di un Paese che, se fosse gestito usando il cervello, a quest’ora, pur con le poche risorse di cui disponiamo ma con la grande genialità che ci ha contraddistinto fino a pochi anni fa, sarebbe uno dei migliori al mondo. Invece continuiamo a inanellare record negativi e ormai la nostra sovranità, come d’altronde sottolinea pure il Presidente di questa “Repubblica”, è nelle mani dell’Ue, al contrario di tante altre nazioni che continuano a perseguirla indipendentemente dalle decisioni di un organo decisamente lontano dai principi che lo avevano costituito.
A dimostrazione di ciò pochi giorni fa dal Brasile è rimbalzata una notizia che ha dell’incredibile e, come quella dell’ottenimento di cittadinanze ricevute da avi distanti più di due secoli e con un’Italia non ancora nata all’epoca, ormai dimostra inequivocabilmente le nostre disperate condizioni come nazione indipendente. Difatti agenzie specializzate dello Stato verde-oro, a pochi giorni dal Giorno del Ringraziamento, come già avviene negli Usa, offrono una promozione in occasione del Black Friday. Il prodotto? Ma ovviamente la cittadinanza italiana, ottenibile con lo sconto del 50%!
A fare il paio con questa imbecillità atomica, che tratta un elemento importante come la nostra nazionalità alla stregua di una lavatrice in offerta, dal nostro Bel Paese giunge anche la notizia che, per gli italiani (in gran maggioranza fasulli) che richiederanno il passaporto dall’estero i tempi di attesa sono stati accorciati.
I nostri lettori conoscono già i particolari di questa demenziale faccenda, visto che da anni informiamo sulle gigantesche distorsioni che la riempiono, ma mai ci si sarebbe aspettati che la bassezza, in questo campo raggiungesse il vertice evocato sopra.
Il fatto è che ora, davanti a questa stupidata, molti mezzi di informazione nostrani si scandalizzano della cosa che però, dai tempi nei quali specie in Argentina e Brasile, le città erano tappezzate di striscioni nei quali sedicenti “avvocati” pubblicizzavano la “cittadinanza italiana subito”, veniva sistematicamente ignorata con l’unica eccezione di quando il fenomeno investì calciatori sudamericani che “magicamente” scoprivano le loro origine nostrane attraverso parenti letteralmente inventati, in modo da poter militare nelle nostre squadre di calcio (e non solo) senza essere riconosciuti come “extracomunitari” e rientrare in un numero chiuso. Con questo trucco poterono essere acquisiti a decine, aggirando l’ostacolo.
Ma, fatta eccezione per questo, ci voleva proprio l’esagerazione per far capire quanto il fenomeno abbia ormai assunto proporzioni gigantesche, soprattutto rispetto a chi in Italia ci nasce veramente ma, avendo genitori stranieri, deve attendere il compimento del diciottesimo anno, pur vivendo in Italia e parlando la nostra lingua spesso meglio di tanti di noi, per poter ottenere quanto a una manica di finti italiani viene riconosciuto in un attimo. Ora vediamo se finalmente qualcuno si farà avanti per porre rimedio a questa ennesima buffonata che però viene giustificata, alla base, da decreti risalenti al 1895 e anche, lo abbiamo visto, da sentenze chiaramente incredibili.
Il fatto risaputo, poi, è che alcuni partiti commentano la misura come un aiuto per ripopolare una nazione che ha raggiunto la più bassa natalità dall’anno della sua creazione (1861) e con questo argomento giustificano pure l’indegna immigrazione criminale proveniente dal Nord Africa e dalla Serbia che, attraversando i nostri confini e con la complicità di tutta una politica che in pratica la asseconda, inizia a dare segnali concreti di destabilizzazione di una nazione intera.
A nulla serve a far notare a lor signori come, a parte il fatto che la natalità odierna è collegata alla pessima situazione finanziaria della maggior parte delle famiglie, altre nazioni nella stessa Ue impongano il limite della seconda generazione all’ottenimento della cittadinanza (in pratica a partire dal bisnonno) e anche quello della conoscenza della lingua del Paese di origine: davanti a questi fatti si viene accusati di razzismo e in automatico di fascismo, refrain ormai principe di una ex sinistra (ora convertitasi in Radical-chic ZTL pensiero unico) che ha dimostrato nel corso degli ultimi 15 anni di non saper più parlare con i lavoratori, a cui ha sottratto diritti e ridotto stipendi durante i suoi Governi, e che ora spera di incontrare in queste nuove leve i voti che ormai ha perso nel corso del tempo.
Ma anche gruppi di mini partiti fanno il tifo per queste truppe, visto che in un recente passato hanno messo anche dei veti nel riconoscere le elezioni regolarmente truccate che avvengono fuori dei nostri confini, mettendo i bastoni tra le ruote a chi voleva giudicare le irregolarità abbondantemente denunciate.
O qui si trova una soluzione che, come abbiamo visto, è molto facile nell’applicazione finalmente di decreti veri per far riacquistare serietà a una cosa tanto importante come la cittadinanza italiana, o il nostro futuro si presenterà difficile ma anche pericoloso: il tempo è prezioso per cancellare definitivamente un fenomeno che, come abbiamo visto nel corso degli anni, partorisce persone che in Italia non ci metteranno quasi mai piede definitivamente (visto che il nostro passaporto per i circa 60 milioni di persone con lontane origini italiane presenti in Sudamerica rappresenta la scappatoia per entrare negli Usa o nell’Ue o usufruire di pensioni o redditi altrettanto fasulli) a scapito di chi invece, lo abbiamo citato sopra, seppur italiano residente in Italia, non può esercitare il suo sacrosanto diritto. È ora di dire basta.
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