A fine 2019, quando il Covid non era ancora nato a Wuhan, la narrazione del Futuro sembrava divenuta saldo monopolio di Greta e delle sue folle di giovanissimi follower: almeno in Occidente. Tutti i potenti della Terra sgomitavano per un selfie con la teen svedese: anche a costo di sentirsi dare dei Ladri di Futuro. Perfino Vladimir Putin non riuscì a sfuggire a uno scambio polemico a distanza con la giovane attivista. Altri dovettero fare i conti con le sue bizze: fra questi la Speaker della Camera statunitense, Nancy Pelosi. Greta le negò la photopportunity a Washington non prima di aver impartito alla leader dem – di 63 anni più anziana – una ramanzina storico-politica che tenne assieme il no alle nuove trivellazioni nelle riserve indiane e la semi-cancellazione di Abramo Lincoln, in odore di suprematismo bianco.



Tre anni dopo Greta è sparita o quasi. È precipitosamente entrata lei pure, coi suoi connazionali, nell’Alleanza Atlantica per proteggersi dalla pressione russa a ovest. Qualche suo tweet ha appoggiato la politica euramericana delle sanzioni a petrolio e gas russo, augurandosi un’accelerazione decisa della transizione energetica. Ma non si sono viste nelle piazze europee – neppure nei canonici “friday” – cortei di giovani inneggianti alle “benefiche” sanzioni che stanno facendo schizzare l’inflazione e minacciando gli approvvigionamenti. Soprattutto: nel “gretismo” sopravvissuto al Covid sembra esserci poco spazio per il pacifismo o quanto meno per appelli a un miglioramento immediato del “clima” geopolitico. In questo Greta e i suoi seguaci sembrano emergere come “iper-occidentali”: senza più la carica antagonista globale – anti-establishment –  che aveva affascinato milioni di giovani senza frontiere. Non è facile, anzi è quasi impossibile, schierarsi contro la Russia o la Cina e tenersi a distanza di braccio da Wall Street, da Big Tech, in ultima analisi: dalla Nato.



Nel frattempo “Nonna Pelosi” si è ripresa prepotentemente la scena: con una comparsata “alla Greta” sull’orlo della guerra nucleare negli Stretti fra la Cina e Taiwan. Perfino sui social media più composti ed élitari sono stati in molti a sospirare: cosa gliene poteva importare all’82enne Signora Stranamore del futuro dell’umanità? Perché rinunciare a giocare alla Terza guerra mondiale sui media globali? Alla peggio sarebbe passata alla storia come ultima Martire Occidentale: prevedibilmente per poco, prima di un Olocausto nucleare, se il suo aereo fosse stato abbattuto sopra Taiwan. Alla meglio – più modestamente – avrà convinto a rivotare dem, al midterm di novembre negli Usa, i 25mila taiwanesi residenti in California: la più grossa colonia formosana negli States, giusto dove Pelosi ha il suo distretto elettorale. Facendo pure un piacere al 79enne presidente Joe Biden, in forte crisi nei sondaggi.



Dopo Little Greta e dopo Old Nancy chi verrà ora – dall’oceano rosa del politically correct – a raccontare il Futuro, magari stavolta ogni mercoledì?

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