Caro direttore,
l’intervista rilasciata a Repubblica da Frans Timmermans – primo vicepresidente della Commissione Ue – è un fatto grave, molto grave. Sbaglierebbero il presidente della Repubblica (fra l’altro esponente del Pd e quindi della stessa famiglia socialdemocratica di Timmermans) e il governo, se ignorassero l’accaduto e non ritenessero di assumere i provvedimenti che gli strumenti e le prassi istituzionali consentono e suggeriscono.
“La destra italiana moralmente fa paura”: al vicepremier della Ue non è in alcun modo consentito esprimere giudizi politici durante la campagna elettorale di un Paese membro dell’Unione (e l’Italia è fondatrice). Quando Vladimir Putin si scaglia contro questo o quel ministro italiano, i media compatti levano (molto opportunamente) gli scudi. E sono ininterrotti – e giustificati – gli “allarmi democratici” sui rischi di interferenze esterne nel voto italiano del 25 settembre. Perfino Giuseppe Conte – che non avrebbe fatto il bis a Palazzo Chigi senza il discusso endorsement dell’allora presidente Usa Donald Trump – oggi ne prende le distanze. Appare invece del tutto improbabile che Enrico Letta (europolitico parigino) inviti il suo compagno olandese di S&D a non ingerire nell’“affare interno” per eccellenza di una democrazia sovrana.
E cosa ne pensa il ministro degli Esteri Luigi Di Maio? E il collega italiano di Timmermans a Bruxelles, il commissario Paolo Gentiloni, ex premier italiano? Nessun politico italiano ha mai chiesto e ottenuto interviste presso media olandesi per discutere la politica interna locale: tanto meno in prossimità delle elezioni politiche del 2021, quando il Labour Party è stato sonoramente battuto dai popolari del premier Mark Rutte (i socialdemocratici avevano perso ovunque anche le europee del 2019, ma forse proprio questo ha spinto la Germania a installare a Bruxelles un politico-vassallo come Timmermans).
Ma la “mosconata” italiana di Timmermans è forse ancora più grave per due altre ragioni. La prima è che il primo vicepresidente è fin dal 2019 responsabile esecutivo di Next Generation Eu, la strategia di transizione digitale ed energetica poi in parte rifusa nel Recovery Plan post-Covid. La Commissione Ue ha il diritto di pretendere dall’Italia il rispetto degli impegni assunti dal suo governo, ma non può in alcun modo ricattare (senza virgolette) sul terreno politico 60 milioni di italiani. Ancora una volta: è la Russia di Putin che si muove così ed è l’opposto della civiltà occidentale in difesa della quale la Ue sta sollecitando i suoi cittadini ad affrontare grandi sacrifici.
E per l’appunto: oggi il Consiglio Ue si riunisce in via straordinaria in una delle più drammatiche riunioni da quando l’Europa unita esiste. Sul tavolo vi saranno le difficilissime misure per gestire la crisi energetica che sta diventando il cuore della “guerra” scoppiata in Europa. Di questo avrebbe dovuto occuparsi Timmermans: ex ministro di un Paese che – invece di rafforzare la solidarietà europea in questa fase – continua a boicottare ogni tentativo di calmierare i prezzi del gas per gli interessi puramente speculativi della piazza di Amsterdam.
(Timmermans oggi dovrebbe star fuori dal Consiglio Ue. L’Italia dovrebbe chiederne le dimissioni. E Ursula von der Leyen dovrebbe vietare ai suoi commissari ogni presa di posizione pubblica di natura politica)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.