È una ridda di misure contro il caro energia nei due decreti approvati lunedì dal Consiglio dei ministri. Aiuti per un valore di 14 miliardi di euro che vanno a cumularsi ai 15 miliardi stanziati in precedenza. 

Per alleggerire il costo del pieno alla pompa di benzina è stata approvata la proroga del taglio delle accise su benzina, gasolio e Gpl fino all’8 luglio e l’azzeramento dell’accisa e Iva al 5% sul metano per autotrazione. E ancora: estensione del bonus sociale energia elettrica e gas; incremento dei crediti d’imposta in favore delle imprese per l’acquisto di energia elettrica e di gas naturale; credito d’imposta per gli autotrasportatori; estensione al primo trimestre 2022 del credito d’imposta per le imprese forti consumatrici di gas. 



La copertura del pacchetto di aiuti contro l’inflazione e i rincari delle commodities è stata trovata grazie all’aumento dal 10% al 25% del prelievo sugli extraprofitti delle imprese energetiche, sempre che l’imposizione addizionale superi l’esame di costituzionalità. Nell’attuale situazione è pacifico che il margine di manovra del Governo sia davvero risicato. 



Nel breve periodo solo misure di sconto sul prezzo delle commodities energetiche hanno ripercussioni immediate per attenuare i pesantissimi effetti della crisi sui cittadini. Il rialzo del costo dell’energia non continuerà forse a galoppare al 600% com’è avvenuto negli ultimi 15 mesi, ma è altamente improbabile tornare ai livelli di quotazioni del gas dell’inizio 2021. Tanto più che la condivisibile strategia di diversificazione delle forniture dal gas e petrolio russo comporta una maggiorazione dei costi di approvvigionamento. Quindi le risorse-salvagente destinate per le fasce di consumatori a basso reddito e per la mitigazione del rischio recessione per le imprese vanno usate con congrua oculatezza. Si attingerà a questo polmone finanziario per svariati mesi.



Inoltre, a livello di percezione del mercato si va proprio in direzione opposta. Se l’obiettivo ultimo è ridurre il consumo di fonti fossili, tanto più ora che, oltre alla motivazione climatica interviene anche un imperativo etico (non finanziare la guerra di Putin), calmierando in modo indiscriminato il prezzo dei carburanti e sussidiando le bollette, si trasferisce al mercato un segnale in contrasto con l’indirizzo di politica energetica. Non solo, ma come si impara al primo giorno di un corso di economia, i prezzi bassi invogliano ad aumentare i consumi. 

Infine, nota a margine. Suona come un’involontaria parodia inserire in un decreto-legge denominato “Misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi Ucraina”, una tassa sugli extraprofitti. Viene fosse considerata una misura di attrattiva dei capitali in Italia?

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