L’ultima fatica letteraria del Professor Michele Tito Boeri, in coabitazione con il giornalista Sergio Rizzo, dal titolo evocativo “Riprendiamoci lo Stato”, vuole essere l’ennesimo tentativo di denunzia del malfunzionamento dell’amministrazione pubblica. Idea questa né nuova, né originale. Di nuovo e originale semmai, nella parte vergata da Boeri, c’è l’attacco frontale all’istituzione, l’Inps – cuore, sostanza e storia del sistema di sicurezza sociale italiano – che il Professore ha presieduto dal 2015 al 2019.



L’attacco denigratorio all’Ente, alla sua natura e alla sua storia, attraverso il tentativo di delegittimazione dei suoi principali protagonisti del passato recente e non, non va rubricato semplicemente come la conseguente reazione emotiva – di cui pure si dice il noto Professore sia spesso preda – per la perdita dell’incarico e dello status.



La rappresentazione in negativo, di informazioni e fatti – acquisiti al limite della legittimità e spesso oltre, come raccontano alcune cronache giornalistiche -, e l’omissione di altrettanti atti e fatti non funzionali al teorema del disinvolto Professore, prefigurano un obiettivo più ambizioso e strumentale agli interessi non solo culturali dell’ex Presidente dell’Inps.

V’e’ da dire che il Professor Boeri non ha lasciato un gran ricordo all’Inps, tanto da essere menzionato – nel selettivo mondo della dirigenza Inps doc –  più come addetto stampa di se stesso che come modello di Presidenza da imitare, come i ben più autorevoli predecessori – Gianni Billia e Fabio Trizzino – accomunati nel e dal processo di delegittimazione e riscrittura della storia.



Curiosa la sua ascensione alla Presidenza dell’Inps che si narra sia avvenuta, repentinamente, a seguito di telefonata del finanziere Carlo de Benedetti che voglioso di piazzare il suo pupillo – i maliziosi sostengono ansioso di liberarsene – dalla Fondazione De Benedetti ai vertici della Pubblica amministrazione, suggerì al Presidente del Consiglio pro-tempore, Matteo Renzi, di nominare il mediatico Professore al vertice dell’Inps, attraverso l’anticipata rottamazione del Commissario pro-tempore, l’ex Ministro e cattolico Professore Tiziano Treu.

Del suo quadriennio Inps sono ricordate soprattutto le sue comparsate televisive, per lo più incentrate sulla critica al Governo che lo aveva nominato, le dirompenti proposte di ricalcolo retroattivo e riduzione delle pensioni, con particolare accanimento sulla penalizzazione retroattiva di vecchi  pensionati – uomini e donne -, colpevoli di aver beneficiato di norme di eccessivo favore, come ad esempio l’età prevista per la pensione di vecchiaia delle donne ante riforma Fornero.

Degne di nota le sue pubbliche lezioni di comportamento e morale – più predicate che praticate, come evidenziano le scelte, le decisioni e le promozioni effettuate. Su tutte la nomina di Luciano Busacca – sconosciuto dirigente di seconda fascia, proveniente dalla Covip, l’Autorità dei fondi di previdenza complementare -, ai vertici apicali dell’Inps, come dirigente generale, il cui unico merito professionale è stato l’aver svolto le funzioni di segretario del Professore Presidente, nonché di essersi profondamente commosso di fronte alla lunghissima elegia pubblica – le cronache sindacali registrano per oltre un’ora – che Boeri gli dedicò in occasione del suo commiato dall’Inps.

La valorizzazione di Massimo Antichi, uno degli autori de LaVoce.info creatura dell’illuminato Professore, meglio noto nel panorama degli Enti previdenziali come l’unico dirigente della Pubblica amministrazione italiana a essere stato dirigente, dirigente generale e direttore generale per oltre un ventennio di carriera, senza aver mai passato un concorso pubblico. Insomma, un vero genio dell’amministrazione pubblica.

D’altronde di prove in tal senso  l’intransigente Professore  predicatore di virtù non praticate, ne ha date diverse. Oltre alla nomina del proprio segretario – cosa che non si concesse nemmeno l’ex Presidente Mastrapasqua – si sottolinea come fece anche il sindacato di base, l’aggiudicazione della gara per il Call Center a società della famiglia De Benedetti – sì proprio quella – che sicuramente e in maniera legittima avrà partecipato e regolarmente vinto l’importantissimo appalto, ancorché la partecipazione a un importante appalto dell’Inps governato da Boeri, presenti evidenti elementi – diciamo così – di ineleganza amministrativa.

Non meno importante e degna di nota l’operazione che l’imperturbabile Professore realizzò, con la vendita per qualche decina milioni di euro, delle quote di proprietà Inps – pari quasi ad un terzo del totale -, del Fondo Idea Fimit, uno dei più grandi Fondi di gestione immobiliare italiani. Si badi bene che poche settimane dopo la cessione, in occasione della chiusura di bilancio, il Fondo dichiarò oltre 10 milioni di euro di utili.

Il prezzo di cessione fu dichiarato congruo dall’advisor scelto dall’Inps, la nota banca d’affari americana J.P. Morgan, che, in linea con le proprie proprie finalità filantropiche, nulla pretese dall’Inps per le prestazioni fornite sulla complessa operazione.

Insomma, non vorremmo che l’esortazione “Riprendiamoci lo Stato” più che una delle tante (dis)informazioni date ai cittadini dall’antipolitica, fosse una vera e propria chiamata alle armi che il risoluto Professore rivolge alla “Finanza Open”, degli ambienti vicini all’amico Federico Fubini – nota penna del Corriere della Sera e del caso occorso al collega Ivo Caizzi – che dall’inizio degli anni ’90 a oggi, tanto bene hanno fatto all’economia pubblica italiana.