Nel pieno della tempesta finanziaria, le banche centrali, soprattutto quella americana, sono arrivate in fondo al vicolo cieco da me più volte denunciato in questi anni. Quale vicolo cieco? Quello per cui, qualsiasi sarà la loro scelta, sarà quella sbagliata.

Si alzeranno i tassi, per combattere una inflazione dura a morire? Faranno fallire le banche, ne sono già fallite cinque negli Usa (e diciamo pure che il fallimento della First Republic Bank, con i suoi asset di circa 229 miliardi di dollari, è il più grande fallimento bancario dalla crisi del 2008), senza contare il fallimento della Credit Suisse (fallimento nascosto, perché acquistata da UBS per un tozzo di pane, dopo una violenta pressione del Governo svizzero).



Abbasseranno i tassi? Allora l’inflazione rischia di scoppiare, tornando alla doppia cifra, un livello insostenibile per un’economia (sia americana che europea) già in sofferenza per il perdurare della crisi e per gli effetti disastrosi delle sanzioni.

Non fanno nulla? Col perdurare della crisi economica e finanziaria verranno accusate di non aver fatto nulla.



Nell’ultima riunione, la Fed ha deciso di alzare i tassi dello 0,25%, come previsto. Il noto analista e commentatore finanziario Peter Shiff, alla domanda sul perché, secondo lui, la Fed ha alzato i tassi dello 0,25%, ha risposto “perché è quello che il mercato si aspettava”. Non comanda la Fed, comanda il “mercato”, questa è l’ideologia ottusa dominante da circa 40 anni sui mercati finanziari e sulla politica. Questa è l’ideologia che è andata al potere con il Trattato di Maastricht. Questa è l’ideologia che ha difeso il suo potere annullando i referendum sull’Ue (perché in Francia e Olanda avevano vinto i “no”) e lo ha consolidato con il Trattato di Lisbona.



Nella conferenza stampa in cui veniva annunciato il noto aumento dei tassi, il Governatore della Fed Powell ha riaffermato che il sistema bancario è solido (da pochi giorni era fallita la First Republic Bank). Dopo qualche ora Bloomberg dava la notizia che anche PacWest Bank era ormai fallita. La quinta banca in appena quattro mesi.

Occorre rendersi conto di una cosa. Il fallimento di una banca è cosa molto grave, quando non ci sono clamorosi comportamenti truffaldini: in questo caso, infatti, il fallimento dipende da clamorosa malagestione o da truffe. Ma se così non è, vuol dire che l’attività bancaria è divenuta instabile, rischiosa e che quindi vi sono in giro chissà quante altre banche in difficoltà, di cui oggi non sappiamo nulla. E vuol dire che l’intero sistema bancario è a rischio.

E la Bce cosa fa? Niente di nuovo, anche qui domina la stessa ideologia e quindi segue le stesse mosse, anche se con un certo (colpevole) ritardo. Con l’aggravante, però, che qui la situazione economica è davvero pesante, aggravata dalle folli e inutili sanzioni alla Russia (e ai suoi alleati) e quindi ogni rialzo dei tassi è l’ennesimo colpo distruttivo per famiglie e imprese.

Un rialzo dei tassi inutile, perché non abbassa l’inflazione, dovuta non a un eccesso di moneta, ma a fattori esterni. E dannosa, anche perché accompagnata da una restrizione di liquidità, dovuta al termine dei programmi con i quale la Bce acquistava titoli finanziari di vario tipo.

Il tasso della Bce ha superato il 3%, ma l’inflazione è a quota 8% in Italia, al 7,4% in Germania. La produzione industriale in Italia segna un -0,6%, mentre in Germania è al -3,4%.

Chiaro ora quanto sia grave la situazione?

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