Che nella Banca centrale europea comandi, in sostanza, la Germania è poco ma sicuro. Però quest’affermazione puzza di quel massimalismo che piace tanto alla Rete – e tanto nuoce alla verità e alla democrazia – ma non è tutta la verità, anzi talvolta la deforma.

Da sola contro tutti anche la Germania perderebbe, quando il consiglio della Bce vota sulle decisioni cruciali, come tagliare o alzare i tassi. Al fianco invece si trova i soliti Paesi-cagnolino, come Austria e Olanda; e quasi sempre la Francia, chissà poi perché. Non lo sapremo mai con precisione chi vota “con” o “contro” la Germania se e finché continuerà a vigere il segreto sul dettaglio dei voti espressi dai consiglieri della Bce. E fino a quel giorno, la costruzione europea, così macilenta, continuerà a subire un forte bradisismo di credibilità. Perché?



Proviamo a spiegarci.

L’Unione europea soffre di un doppio livello di decisionalità politica. C’è un livello che è diretta espressione degli elettori, ed è quello del Parlamento; c’è un livello che è espressione indiretta degli elettori, che è il Consiglio europeo, composto dai Governi per come eletti da ciascuno dei rispettivi elettorati; e c’è la Commissione, organo tecnocratico che di fatto risponde al Parlamento per le direttive che propone ma al Consiglio per gli atti esecutivi.



È evidente che nell’insieme la democrazia opera ma non da sola, affiancata com’è dalla tecnocrazia.

Inoltre, questi organismi sono fortemente condizionati dall’unanimità che deve essere raggiunta dagli Stati membri quando si tratti di prendere decisioni importanti, come ad esempio aderire alle sanzioni contro un Paese o votare per erogare aiuti militari. E tutte le volte che uno Stato membro oppone un veto – di solito lo fa l’Ungheria di Orban, ma ultimamente l’ha fatto anche l’Italia della Meloni, sul Mes – tutti sanno chi ha opposto quel veto, o meglio ancora chi ha votato contro una direttiva o un altro provvedimento.



Invece non si può sapere cosa si cela contro quella laconica notizia concettuale – “il consiglio della Bce ha approvato a maggioranza” – che il vertice della Eurotower si limita a concedere nei suoi comunicati. E in questo segreto d’ufficio, che non è “di Stato” perché la Bce non è la banca di un solo Stato!, si nasconde qualcosa di sottilmente eversivo.

Addirittura? Eh, sì. Pera una ragione semplice. Gestendo la leva del costo del denaro e del Quantitative easing (ve lo ricordate il sempre sia lodato proclama di Mario Draghi nell’estate del 2012 “whatever it takes”, cioè a qualunque costo, la Bce fermerà la speculazione contro l’euro?), la Bce è potentissima. Ha un potere esecutivo diretto su tutti i Paesi dell’eurozona e su ciascuno, volendo. Perché alzando o abbassando i tassi per gestire (tentare di…) l’inflazione, colpisce in realtà le economie dei Paesi più indebitati – esempio a caso, l’Italia – e li costringe sotto lo schiaffo della Commissione peggiorandone direttamente la finanza pubblica. Allo stesso modo decidendo di sostenere i valori sul mercato secondario dei titoli di Stato emessi in euro dai vari Paesi aderenti alla moneta unica, ne condiziona la vita sul mercato stesso, con una sorta di signoraggio bancario dai fini ambigui.

Mentre i singoli Stati negoziano palmo a palmo con la Commissione e in sede di Consiglio europeo su tutte le materie normative centralizzate a cominciare dai saldi di finanza pubblica, la Bce – senza dover dar conto a nessuno della sua dialettica interna – decide quel che le pare sulle sorti economiche di Paesi rilevantissimi sulla costruzione europea… da una parte, insomma, quella della politica, c’è il peso del veto che blocca tantissime decisioni salienti; dall’altra parte, quella della moneta unica, c’è la decisione apodittica di un pugno di persone che non concedono neanche ai comuni mortali il diritto di sapere se e perché c’è qualcuno, là in mezzo, che non è d’accordo.

Non è culturalmente sostenibile, e non lo è democraticamente ammissibile, che la Bce conservi il suo diritto al segreto. Non ce l’ha neanche la Fed, la banca centrale americana, che pure potere ne ha. Ma non pretende di averlo – come invece fa, riuscendoci, la Bce – contro la democrazia.

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