Puntuale come l’inverno, a fine anno compare la classifica del Sole 24 ore sulla qualità della vita nelle province italiane. E, puntuale come la classica, divampa la polemica sui risultati che vedono immancabilmente agli ultimi posti le città meridionali con qualche più o meno in graduatoria rispetto all’anno precedente. Questa volta i meno superano i più con Napoli che scivola al 98esimo posto (su 107) perdendo otto posizioni negli ultimi dodici mesi.
Per la cronaca Bologna, Bolzano e Firenze si piazzano ai primi tre posti con a seguire Siena, Trento, Aosta, Trieste, Milano, Parma Pisa. Roma è 31esima. Al 66esimo scalino, Bari è la prima del Sud. Caltanissetta, Isernia e Crotone chiudono la serie. La conferma che il Paese è diviso a metà e non solo dal punto di vista economico dal momento che a determinare il risultato concorrono ben novanta indicatori distribuiti in sei macrocategorie.
Ma io non cambierei mai Napoli per Bolzano, reagisce il sindaco Gaetano Manfredi. Né lo farebbe, lo fa sapere ai giornali locali, lo scrittore di successo Maurizio De Giovanni che dall’ambiente in cui è immerso trae l’ispirazione per libri e fiction televisive (I bastardi di Pizzofalcone, per fare un esempio). Insomma, com’è possibile che Napoli venga sempre bistrattata dai sondaggi – si chiedono in molti – quando poi è sommersa di turisti?
E, infatti, mai come in questi giorni precedenti il Natale la capitale del Mezzogiorno – che resta tale nonostante i numerosi tentativi di scalzarla – è stata presa d’assalto in ogni vicolo, in ogni piazza. Certo, l’indagine si riferisce all’intero territorio metropolitano e include comuni della cintura davvero infelici (la famosa “corona di spine”). Ma a uscirne con la reputazione a pezzi è il capoluogo che si vede puntualmente ferito nell’orgoglio.
Il fatto è che è davvero difficile interpretare Napoli attraverso i punti d’osservazione prescelti nonostante lo sforzo compiuto dai ricercatori nel moltiplicarli nel tentativo di cogliere quanti più aspetti è possibile delle complesse realtà territoriali. Napoli sfugge a ogni classificazione ed è impossibile ricondurla all’interno di schemi razionali. Napoli piace, Napoli attira, Napoli stordisce anche e forse soprattutto per gli aspetti classificati come negativi.
Questo non vuol dire che viverci sia facile. Tutt’altro. Le considerazioni che ne fanno una metropoli difficile, chiassosa, inefficiente, inaffidabile e cialtrona non sono confutabili. Ma non si può negare che tutto questo sia annegato in tante e tali bellezze artistiche e storiche, contornato da bellezze naturali impareggiabili, accompagnato da uno spirito così particolare e genuino della sua popolazione che ne fanno un luogo unico al mondo, irripetibile.
Viene da chiedersi se sia possibile disciplinare un tale coacervo di fatti, uomini e circostanze. E se, una volta disciplinato (per ipotesi, naturalmente) si sprigionasse da quei luoghi la stessa energia che ne fanno una capitale della cultura, della musica, del teatro con tanti protagonisti passati e presenti – di sicuro anche futuri – riconosciuti e celebrati come maestri assoluti. Evitiamo di proporne una carrellata solo per non far torto a qualcuno.
Dunque, Napoli non è classificabile con i parametri comuni anche se questi da novanta dovessero passare a centottanta. Gli aspetti riferiti alla dimensione immateriale, magica, e potremmo azzardare spirituale, sono così forti da soverchiare ogni debolezza terrena. Chi non dovesse tener conto di questa realtà difficilmente potrebbe comporre il dissidio che si manifesta tra posizione in classifica (umiliante) e capacità di attrazione (altissima).
Detto questo, non sarebbe per niente male che si introducesse in città un maggiore rispetto della legalità – in ogni settore, a ogni livello -, qualche condiviso criterio organizzativo, una gestione meno caotica della cosa pubblica. Ma senza per questo chiedere a Napoli di diventare normale. Dopo millenni trascorsi a inventarsi eccezionale sarebbe davvero lo smacco più grande. Conquistare qualche posizione in graduatoria può andar bene. Ma senza vendere l’anima.
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