L’Istat, per il 2020, ha previsto un calo del Pil pari all’8,9%; nello stesso arco di tempo i decessi per Covid-19 sono arrivati ad oltre 90.000. La politica, di fronte allo sfacelo, sembra mettere da parte gli interessi di parte ma… torna ai fondamentali: la destra sta con l’io, la sinistra con il noi. Al centro stanno i distinguo, senza pari per non cavar il ragno dal buco. Dunque l’impresa da una parte, la gente dall’altra.
Bene, diamo un’occhiata: l’economia di un Paese risulta dall’insieme delle azioni, fatte per gestire le risorse scarse, con l’intento di generare ricchezza per i paesani. Azioni fatte da agenti, all’uopo impiegati, a produrre beni e servizi per poi doverli prima acquistare, dopo consumare.
Nella salute sta la condizione sufficiente per poter compiere quegli atti che generano ricchezza; necessaria poi per poterne godere. Se il decesso ecatomba la salute, la ricchezza invece immiserisce e la crisi economica resta sempre lì, imperterrita.
A meno che non si possa continuare a sperare di farla franca, magari affidandoci alla prosa della Bce [1]: “Le rose sono rosse, le viole sono blu, manterremo condizioni finanziarie favorevoli fin a quando la crisi non ci sarà più”.
[1] Questo il messaggio, “Roses are red, violets are blue, we’ll keep financing conditions favourable, til the crisis is through”; una sorta di poesia sulla politica monetaria (il mantenimento di condizioni finanziarie favorevoli è un impegno preso dalla Bce sulla crisi pandemica) con rima finale, twittato dalla Bce lo scorso 14 febbraio.