Un Premier che si è arrogato il diritto di condurre la campagna anti-coronavirus con “pieni poteri” e indosso l’uniforme di Winston Churchill non può pensare che basti un comunicato – con opache accuse di hackeraggio – per superare la Caporetto digitale dell’Inps: al primo giorno utile per la richiesta dei sussidi da parte di milioni di partite Iva private di ogni reddito dal lockdown, già prorogato al 18 aprile.



Non può permetterselo un Governo che ha varato il decreto cura Italia già due settimane fa, non ieri. Non può permetterselo un Governo che ha posto 60 milioni di italiani ai virtuali arresti domiciliari, disponendo delle libertà costituzionali per decreto senza forza di legge. Non può farlo un Governo che ha chiuso scuole e fabbriche obbligando da un giorno all’altro decine di milioni di italiani a lavorare, insegnare e studiare in digitale (e gli italiani ci stanno riuscendo, facendo quasi del tutto da soli).



Non può pensarlo un Governo che dopo aver lasciato sul terreno già 12mila vittime del Covid-19 (a ieri, una su quattro fra quelle ufficialmente conteggiate a livello globale) pretende ora di governare anche l’emergenza economica. Non può offrire quest’immagine dell’amministrazione pubblica nazionale un Premier che sta sollecitando l’Ue a sospendere le sue regole per aiutare l’Italia.

Non può lanciare, lo stesso Premier, vaghe accuse di hackeraggio quando sono già in corso i preparativi – delicatissimi anche sul piano delle libertà civili – sulla nuova rete di telecontrollo dei cittadini al fine di rendere meno rischiosa la riapertura del sistema-Paese. I presidenti di Camera e Senato farebbero anzi bene a chiamare immediatamente il Premier a riferire: non solo sull’episodio, ma anche sulla politica estera italiana in queste settimane, fra “aiuti” cinesi, russi e americani.



In una democrazia normale e funzionante – anche in assenza di un’emergenza come quella in corso – il premier Giuseppe Conte solleciterebbe le dimissioni del ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo; assumerebbe l’interim; rimuoverebbe altrettanto immediatamente il presidente dell’Inps Pasquale Tridico e nominerebbe un commissario. Possibilmente non ripetendo l’errore compiuto con la designazione di Domenico Arcuri a commissario straordinario del Governo all’emergenza sanitaria. A quasi cinque settimane dal Day-Zero di Codogno milioni di italiani – soprattutto nelle zone iper-rosse del Nord – non hanno avuto ancora ricevuto neppure una mascherina: una traccia minima della presenza dello Stato a fianco di cittadini in trincea.

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