Si dice in giro che l’impresa produca beni/servizi generando valore, che venduti si trasformano in ricchezza. Per questa via si genera occupazione, lavoro che quella ricchezza remunera; viene infine fornito ristoro ai bisogni della gente.

Chi non crede che tutto questo corrisponda alla verità del sistema produttivo, alzi la mano! Nessuno? Et voilà, la fake new dell’economia a cui credono tutti. Chi sono i creduloni: gli impresari, a loro conviene crederlo; a chi lavora, perché quello che intascano arriva dall’impresa; ai sindacati, che contrattano il quibus, per chi lavora, con le imprese che hanno in tasca il malloppo; alla politica che, dovendo redistribuire, sa chi ha intascato quel malloppo; a Trump e Xi che ci credono e li aiutano a suon di dazi; gli economisti [1], di ogni grado e risma, responsabili di aver messo in giro la fake.



Smontiamo la fake: l’automobile è un bene; di valore se ne ho bisogno e se ce ne sono poche in vendita. Un male, invece, se ce ne sono tante e io, già ristorato, ce l’ho. Invenduta arrugginisce, non genera ricchezza; non vi sarà chi dovrà lavorare per riprodurla. Stessa cosa vale che so… per quel latte invenduto che caglia, per l’abito invenduto che passa di moda, per il giornale del giorno dopo che incarta il pesce.



La diceria, nientepopodimenoche il paradigma dell’economia della produzione, non è stata sempre una fake; lo diventa pressappoco dopo il ’71, quando viene eliminata la convertibilità tra dollaro e oro. Bene, per il tempo d’oggi c’è un’altra diceria non ancora detta, che attende ratifica; paradigma, questa, dell’economia dei consumi: “La crescita si fa con la spesa, non con la produzione. Così viene generata ricchezza, quella ricchezza che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di ricchezza per remunerare chi, smaltendo fa riprodurre, creando lavoro e con la spesa lo remunera”.



Beh, fact checkers di tutto il mondo all’opera. Provate a smontarla! Buon lavoro.

[1] Si dice vi siano tante teorie economiche per quanti economisti stanno in giro. Tutte diverse, tutte in contrasto. Un solo paradigma le associa tutte, proprio quello della fake.