L’offerta lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi pochi giorni prima dello scoppio dell’emergenza Covid in Italia è giunta in porto. Può essere soltanto una coincidenza impressionistica che essa sia rimasta sospesa per quasi sei mesi fra Milano, Bergamo e Brescia: le “capitali” – loro malgrado – dell’epidemia in Italia. Quel che è certo, invece, è che proprio attraverso un terremoto socio-economico epocale, l’operazione ha prodotto un riassetto del sistema bancassicurativo italiano di pari portata.



Oltre al definitivo consolidamento di Intesa Sanpaolo come “campione nazionale” bancario – a questo punto quasi unico – il successo dell’Opas su Ubi ha portato con sé il ritorno in scena di Mediobanca: da anni emarginata dalla scena finanziaria nazionale, di cui l’istituto fondato da Enrico Cuccia era stato per mezzo secolo dominatore quasi incontrastato. La Mediobanca odierna – peraltro – ha rotto gli ultimi ormeggi con il passato (l’uscita di UniCredit dall’azionariato è di pochi mesi fa) e ha fatto invece convergere i suoi destini strategici con quelli di un polo radicato in Ambroveneto e Cariplo, rivali storici della Galassia formata da Mediobanca e Generali, oltre alle due “banche di interesse nazionale milanesi”, Comit e Credit.



Proprio il Leone di Trieste è stato protagonista della più importante manovra tattica sviluppata da Piazzetta Cuccia per vincere la resistenza dei soci di Ubi, tenace fino all’ultimo. Il blitz delle Generali su Cattolica d’Assicurazioni (a sua volta perfezionatosi venerdì con il via libera dei soci della compagnia veronese alla trasformazione in Spa) ha tolto di mezzo una potenziale “riserva di munizioni” per il Comitato azionisti rilevanti di Ubi, da cui è uscita anche Fondazione del Monte di Lombardia (grande socio di Cattolica) e “a domino” anche la Fondazione Cassa Cuneo.



Fin dapprincipio Mediobanca – advisor unico di Intesa – aveva coinvolto nel progetto di “Nuova Galassia” Bper (cui andranno centinaia di sportelli in esubero da Ubi) e il suo azionista di riferimento Unipol, altro gigante assicurativo nazionale. È quindi naturale che gli osservatori finanziari accendano ora i riflettori sulle possibili fasi successive del riassetto bancario: in particolare sulle mosse di UniCredit, BancoBpm e Mps (quest’ultimo in  via di riprivatizzazione).

Non meno rilevante appare tuttavia una valutazione di natura più generale sugli impatti del passaggio nel sistema-Paese. Anzitutto: la finanza cosiddetta “privata” dell’Azienda Italia si mostra tutt’altro che remissiva di fronte all’avanzata del neo-statalismo. Ma soprattutto: il dinamismo strutturale della finanza del Nord – durante il lockdown – spicca visibilmente al confronto con la virtuale paralisi dell’azione di governo e del più ampio sistema politico. E suggerisce riflessioni non solo “di laboratorio”. Nel Nord virtualmente all’opposizione del governo Conte, quasi senza distinzioni di colore politico, prende forma una “Coalizione” finanziaria in predicato di influenzare il futuro del Paese. Quale futuro concreto? 

Intesa-Ubi ha come timoniere Carlo Messina: un banchiere di scuola romana, adottato giovanissimo da una banca ancora dominata da un “bazolismo” durato 38 anni. Un approccio politico-bancario che ha storicamente realizzato la Dc “liberal” di Beniamino Andreatta e Romano Prodi: ma ha saputo – con Messina – essere collaterale anche al Pd renziano quando si è trattato di gestire i dissesti complicati di Etruria o Popolare Vicenza. Una “banca di sistema” ha scolpito Bazoli fin dalla più recente fusione “fondativa” con SanpaoloImi. Un polo nato quasi vent’anni prima sotto l’ala ecumenica di Carlo Azeglio Ciampi: governatore Bankitalia, premier, ministro dell’Economia “dell’euro”, presidente della Repubblica. “Arbiter” fra l’allora finanza laica e quella cattolica.

Che questa banca – agli antipodi dell’UniCredit di Alessandro Profumo un tempo, di Jean Pierre Mustier oggi – appartenga “a un diverso giardino zoologico” rispetto alla destra politica corrente in Italia è fuori di dubbio. Così come è noto che la Mediobanca sopravvissuta alla scomparsa di Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi ha amicizie politiche aggiornate: fra queste Giulio Tremonti (ormai un “grande vecchio” della Seconda Repubblica) piuttosto che Roberto Maroni, un ex ministro dell’Interno ed ex governatore della Lombardia riciclatosi come superconsulente. Certo, Matteo Renzi ha sprezzantemente rifiutato ogni disponibilità di Alberto Nagel, che pure si era offerto di salvare sia Popolare di Vicenza che Veneto banca, prima del bagno di sangue patito da Atlante. È comunque un fatto che quattro anni dopo Mediobanca sia  molto più in salute dell’ex premier Pd e ha riguadagnato il centro di uno scacchiere competitivo in cui la Cdp “giallorossa” sconta – sicuramente al Nord – tutti gli handicap e  le riserve impliciti nel contismo ministeriale, capitolino e meridionalista.

Chi può essere il referente politico della Nuova Galassia? Prima del Covid non c’erano dubbi: era il sindaco di Milano Beppe Sala. Dopo la pandemia il suo pedigree è appannato ma non del tutto, anzi. L’affaire che vede al centro il governatore leghista Attilio Fontana è fragile sul piano legale: soprattutto se collocato sul quadro ancora in via di definizione delle responsabilità sulla gestione delle fasi iniziali dell’epidemia. Però è indubbia la serietà del colpo inferto – sul piano mediatico-giudiziario – a Fontana e alla leadership di Matteo Salvini sulla Lega.

Elezioni anticipate in Lombardia nella primavera 2021, in coincidenza con le comunali di Milano. Sala candidato (con ottime chance) al Pirellone, in difesa attiva anche di Palazzo Marino. Per ora non è all’ordine del giorno, ma non è più escluso che lo possa essere. E sbaglierebbe chi desse per scontato che Sala correrebbe con appoggio “giallo-rosso”, posticcio per lo stesso Conte-2. Sarebbe invece un test politico-strategico per la Nuova Galassia che sembra avere già dentro di sé la trama di una Nuova Coalizione. I membri della Nuova Galassia sono già noti e certi. Quelli della Nuova Coalizione non ancora. Gli avversari (Conte e Gualtieri) non appaiono fortissimi. E fino al 2022 l’arbitro “ciampiano” è Sergio Mattarella.