Ieri la Banca d’Italia ha rivisto al ribasso le stime di Pil per il 2023. La revisione è stata netta e per l’anno prossimo è prevista una crescita di appena lo 0,3% contro la stima precedente di un miglioramento dell’1,3%. Banca d’Italia ha aggiunto che in caso di interruzione, a partire dall’ultimo trimestre 2022, delle forniture energetiche russe, il calo nel 2023 sarebbe dell’1,5%; è uno scenario tutt’altro che improbabile dato l’andamento delle relazioni con la Russia e gli attentati ai gasdotti. A poco più di due mesi dalla fine dell’anno, contando che dicembre è un mese debole, la revisione arriva all’ultimo minuto. Il Fondo monetario internazionale, per esempio, a fine luglio aveva tagliato le stime di crescita dell’Italia per il 2023 dall’1,7% allo 0,7%.
Il ritardo della revisione della banca centrale italiana è sorprendente perché a metà marzo Ignazio Visco aveva fatto un ritratto a tinte foschissime delle prospettive economiche italiane dopo l’invasione della Russia in Ucraina e le sanzioni europee. Il Governatore, nel discorso tenuto alla conferenza “The Ecb and Its Watchers XXII”, aveva dichiarato che lo shock energetico avrebbe avuto “conseguenze rilevanti per la domanda aggregata dei Paesi importatori” con ripercussioni “specialmente severe per le famiglie”. Visco aveva spiegato che la fiducia delle famiglie e delle imprese avrebbe potuto essere “fortemente scossa” dalla crisi con un peggioramento delle prospettive della crescita del Pil.
Visco aveva continuato contemplando la possibilità che la mancanza di gas potesse portare a “razionamenti dell’elettricità o del gas mettendo in crisi la produzione”. Il Governatore osservava: “Stiamo vivendo una profonda e drammatica svolta che potrebbe portare a scenari economici che sono difficili da definire” e accennava alla possibilità di rischi per la “stabilità finanziaria”.
Negli ultimi sette mesi, dalla conferenza del 17 marzo, nulla ha fatto presagire un miglioramento della crisi ucraina o delle relazioni che l’Unione europea e l’Italia mantengono con la Russia. Anzi col passare dei mesi, ben prima dell’estate, è apparso chiaro che la guerra si stesse avvitando e che la crisi energetica, testimoniata dall’andamento dei prezzi del gas e dell’elettricità, stesse peggiorando. Il discorso di Visco appare profetico rispetto a una narrazione che in questi giorni sta collassando come dimostra, da ultimo, proprio la revisione della Banca d’Italia.
Il carattere profetico del discorso in realtà si rivela proprio in contrasto alla narrazione perché già a marzo, a meno di un mese dall’inizio della guerra, era chiaro cosa avrebbero comportato le sanzioni per l’economia e la stabilità finanziaria dell’Italia. Tutta la previsione di Visco non è altro che l’esposizione di quello che era contenuto nella frattura di marzo e che oggi ha iniziato a dispiegarsi. L’evidenza statistica dell’impatto sul mondo produttivo dello shock energetico è apprezzabile da giugno e dall’inizio di settembre non si può più ignorare.
Per sette lunghissimi mesi il discorso di Visco è rimasto inascoltato e oggi non è più possibile evitare le conseguenze delle decisioni prese in primavera. La tranquillità politica che ha permesso agli italiani di vivere in una bolla continuando come se non fosse successo nulla ha un prezzo. È vero che di fronte all’enormità di quello che è successo e si è deciso ci sono forse poche difese personali, aziendali e pubbliche, ma è altrettanto vero che non pochi avrebbero potuto, in qualche modo, agire prima dell’inverno che arriva in cui tutti i bluff verranno svelati.
Sette mesi sono stati persi. In questi sette mesi, fino alla primavera e all’inizio dell’estate quando ci si poteva ancora illudere in un cambio, si sarebbe potuto correre ai ripari a livello personale, aziendale e pubblico. Non pochi avrebbero avuto i mezzi per mettere in atto qualche contromisura. Ancora a settembre, ad appena due mesi dall’inizio della stagione termica, gli italiani erano, nella stragrande maggioranza, completamente all’oscuro e, incredibilmente, lo sono ancora adesso. Esattamente questo ritardo, questo oblio che si è deciso di regalare agli italiani, chi ha aiutato?
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