La Rai “pluralista” – secondo il forte auspicio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella agli Stati Generali del servizio pubblico – è incorsa in una pesante accusa di antisemitismo, lanciata dalla presidente dell’Unione della comunità ebraiche italiane (Ucei) Noemi Di Segni, a valle della puntata di Report di domenica scorsa: pochissimo pubblicizzata (come del resto la replica Ucei) al contrario dell’enorme esposizione politico-mediatica della puntata precedente sul cosiddetto “caso Giuli”.



Due giorni prima delle elezioni presidenziali americane (poi vinte da Donald Trump), il programma d’informazione di Rai3 ha affrontato la crisi di Gaza in corso da oltre 13 mesi. Lo ha fatto con accenti molto critici verso il governo israeliano guidato da Netanyahu, alleato di ferro di Trump. Il titolo stesso della puntata (Il laboratorio) ha descritto lo Stato ebraico odierno come un crogiolo di rilevanza globale di estremismi anti-democratici. È stata naturalmente percepibile un tonalità polemica contro il governo italiano, schierato con Gerusalemme fin dal 7 ottobre 2023, anche se sempre in allineamento diplomatico con le posizioni via via più problematiche di Usa e Ue sulla crisi umanitaria di Gaza e sull’escalation militare nell’intero Medio Oriente. Vi si è sentita l’eco di mesi di manifestazioni di piazza e di occupazioni universitarie anti-israeliane che hanno punteggiato anche l’Italia: prevalentemente su iniziativa di forze politico-sociali della sinistra, con un’importante pronuncia di Mattarella a favore della libertà di pensiero e parola.



La trasmissione ha comunque suscitato le ire immediate delle comunità ebraiche italiane. La nota firmata dalla presidente Ucei denuncia un “lunghissimo e pianificato programma di disinformazione su Israele”. E nel testo spiccano contestazioni inequivocabili: “Questa scelta di programmazione non solo disinforma i telespettatori che desiderano acquisire conoscenza, non solo intensifica l’odio antisemita per chi lo cova e già lo esplicita, non solo usa gli ebrei e Israele per tessere critiche al governo italiano, ma genera anche una precisa minaccia all’Italia stessa: un Paese che attraverso l’abuso della libertà di cronaca e di inchiesta giornalistica, attraverso la Tv pubblica, esercita un plagio sulle menti degli ascoltatori ignari, offre un assist e consente proprio a quel sofisticato terrorismo e gruppi radicalizzati di agire efficacemente, finanziare e sostenere le correnti più pericolose per le istituzioni italiane (accademiche, parlamentari, etc.)”.



Sembrano lontani i tempi in cui la domenica sera su Raitre era ospite frequente la senatrice a vita Liliana Segre, testimone della Shoah. Eppure fra dieci giorni si vota per le regionali in Emilia-Romagna e Umbria. Cinque anni fa la campagna elettorale del centrosinistra a Bologna (con l’attuale leader Pd Elly Schlein candidata vicegovernatrice) ebbe fra le sue armi vincenti una martellante campagna mediatica contro “l’odio nero”. E questa era stata costruita sulla denuncia di un ritorno dell’antisemitismo in Italia: tanto che la senatrice a vita (l’unica nominata da Mattarella) venne posta a capo di una commissione bicamerale straordinaria contro i fenomeni di odio, creata all’indomani della vittoria del centrodestra in Umbria.

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