L’altro ieri, all’inizio della settimana che porterà al voto europeo, i lettori del New York Times si sono trovati un articolo sulla politica italiana a firma di Beppe Severgnini. L’incipit è la richiesta di Salvini di rimuovere uno striscione di contestazione; niente rassicura gli americani come i vizi altrui e quindi il quadretto di un leader “semi-fascista” con annessa protesta di piazza organizzata a suon di striscioni merita un facile applauso. Infatti, il pezzo continua con Salvini che parla da un balcone “usato da Mussolini” fino al peccato mortale per il mainstream di oggi di un sentimento che sia meno dell’odio viscerale per la Russia di Putin.
Finito questo quadretto che dà al lettore esattamente quello che si aspetta di avere, il racconto continua con i sondaggi che pronosticano una vittoria rotonda della Lega alle prossime europee, anche se “ci sono piccoli segni che indicano un risultato diverso”. Come i Cinque stelle in risalita con i loro “possibili alleati” del Partito democratico. I buoni alla fine vincono sempre.
Il cuore del pezzo però è una piccola analisi storica sulla velocità con cui la politica italiana negli ultimi anni ha fatto e disfatto leader politici. In sostanza di questo successo elettorale di Salvini che forse arriva o forse no, visto che ci sono segnali contrastanti, comunque non c’è da preoccuparsi troppo anche perché noi italiani abbiamo “tendenze operistiche” e cambiamo spesso opinione. Come diceva il grande Elio “Italiano pizza, spaghetti, mandolino, mamma”.
Ma quello che davvero ci interessa è che tra il pubblico del New York Times c’è sicuramente qualche mitico “investitore”. Il quale nello stesso pezzo ha letto che “Monti era estremamente popolare nel 2012”, che ha aiutato a “mettere le finanze italiane in ordine” e che poi è diventato come Renzi e immeritatamente oggetto di odio. Ora, l’incremento del debito su Pil del 2012 è stato il peggiore degli ultimi 40 anni perché l’austerity e la speculazione hanno distrutto l’economia italiana al punto di far esplodere il debito su Pil come mai era successo nella storia recente dello Stato italiano. Non solo, qualsiasi cosa abbia fatto Monti non è servita a “tranquillizzare gli investitori” dato che prima del “whatever it takes” di Draghi lo spread era tornato ai massimi e non dava alcun segnale di miglioramento.
Un pezzo di storia economico-politico italiana che chiunque abbia un briciolo di buona fede capisce essere fondamentale per comprendere i populismi di oggi, incluso quello di Salvini. Gli italiani hanno tanti problemi oltre alle “tendenze operistiche”, però al momento hanno ancora paura di certe élite onniscienti, onnipotenti e onnipresenti che avrebbero dovuto portare al paradiso in terra e a cui verso la fine del 2011 gli italiani avevano dato un credito infinito anche sul proprio portafoglio. Invece, oltre al danno dell’economia distrutta, dell’esplosione della disoccupazione e di decine e decine di migliaia di giovani italiani tornati migranti, persino la beffa dell’esplosione del debito pubblico.
È tutta qui, in fondo, la chiave per capire cosa sia successo in Italia negli ultimi dieci anni con il tradimento di una classe politica che sotto la bandiera bellissima dell’Europa, soprattutto per i tedeschi, ha tutelato malissimo gli italiani, per non dire di peggio, e ha pure mostrato una sorprendente incompetenza tecnica. Questa storia però gli investitori, anche e soprattutto quelli di New York, la capiscono benissimo avendo in casa una banca centrale che da dieci anni ha contribuito a salvare l’economia comprando tutto pur di evitare una spirale all’ingiù come quella che abbiamo avuto in Europa e in particolare in Italia nel 2011/2012. Per carità non è il “best”, ma un “second best” rispetto alla tragedia europea di sicuro.
Gli italiani, secondo una certa narrazione, sono un popolo rozzo e ignorante che si ostina a non volere, con le buone, gli europeisti di ieri per una vaga sensazione di fregatura che non è ancora passata. Infatti, c’è un sacco di gente che ha in frigo lo spumante da aprire quando si passerà alle cattive. Con una piccola noticina che a queste latitudini pare essere sfuggita. Anche la Francia viene lentamente ma inesorabilmente triturata e macinata da una Europa cucita sugli interessi tedeschi e usata come scudo umano per difendere squilibri economici e una politica di deflazione che non è più presentabile ai tavoli che contano. Quindi la costruzione si mantiene esattamente com’è con il corollario di stati satellite zombie tenuti in vita per garantire alla Germania la conservazione dello status quo a ogni costo. Ma d’altronde non possiamo far finta per sempre di vedere che ogni proposta di riforma sostanziale dell’Ue presentata da Macron sia stata segata dai tedeschi. Ma questa è la lungimiranza strategica e la visione di questa Europa a conduzione tedesca via Angela Merkel.
Sarà forse per questo che gli italiani non sono poi più così convinti, soprattutto se viene proposto loro il “buon governo” degli europeisti di ieri. Ma la lettura delle vicende politiche italiane e europee, vi assicuriamo, è lucidissima tra gli investitori americani e le voci prestigiose su canali di informazione altrettanto prestigiosi a questo proposito non mancano. Riproporre qualche simpatica battuta ritrita sugli italiani che suonano il mandolino o vanno all’opera va bene per una sana risata a un pubblico fondamentalmente disinteressato che cerca una rassicurazione sulle disgrazie politiche locali. Solo questo però.