Continua a queste latitudini la narrazione di un’Italia irresponsabile, ribelle e colpevole di non riuscire a crescere dentro l’Europa. Allo stesso modo sarebbero assurde le richieste di modifica delle regole europee che anzi la rendono una provincia ribelle dell’Unione. Di tutto questo non c’è traccia appena si valicano le Alpi. Prendiamo un esempio di quello che intendiamo riprendendo un contributo di Heiner Flassbeck su “Makroskop” ottimamente tradotto da “vocidellaGermania”. Flassbeck è un economista che ha lavorato in posizioni apicali nel ministero delle Finanze tedesco alla fine degli anni ‘90 ed è un nome di primissimo piano in Europa e non. Flassbeck nell’ultimo contributo ci spiega che nell’ultima relazione economica sull’Italia “la Commissione dimostra ancora una volta in maniera impressionante di non aver davvero capito nulla di ciò di cui ormai si discute da anni e che invece contrasta apertamente con la sua semplice visione del mondo”; ci spiega che i calcoli sull’output gap che condannerebbero l’Italia all’austerity sono troppo perfino “per gli standard delle grandiose sciocchezze del mainstream economico”.



Di questo mainstream economico noi siamo sommersi con persone che ormai pur di difendere un’idea, un’ideologia, inclusa quella dell’Europa, sarebbero disposte a giurare che il cielo è rosso per poi accusarci di “ignoranza funzionale” se umilmente facciamo notare che è blu. Ma andiamo avanti; Flassbeck sbertuccia come si dovrebbe tra adulti le assurdità europee sull’output gap come “economia da scuola materna” facendo molto opportunamente notare che questi conti sono unanimemente ritenuti ridicoli su circoli del sovranismo populista come il Financial Times. Il bello però arriva alla sezione “l’Italia nella trappola tedesca”, in cui si spiega quello che tutti gli osservatori che non devono difendere l’ideologia dell’Europa vedono manifestarsi in modo evidente dentro l’area dell’euro.



“L’Italia – come abbiamo più volte dimostrato – a causa della politica tedesca di dumping salariale all’interno dell’eurozona è stata spinta verso il basso e di conseguenza ha perso quote di mercato.” Poi si dimostra che l’Italia dentro le attuali regole europee può pensare di recuperare competitività solo distruggendo la domanda interna “causando dei danni di gran lunga maggiori rispetto a quello che si potrebbe ottenere con i guadagni nel commercio estero”. Ovviamente l’austerity in grande o piccolo stile non funziona. E infine arriva all’unica conclusione possibile e cioè che “la sola possibilità di conseguenza è fare in modo che con un aumento del debito pubblico la domanda non continui a scendere a causa del risparmio delle famiglie e delle imprese.” Il circolo vizioso in atto dentro l’euro, con gli euro parcheggiati in banca o esportati perché non c’è modo di stimolare l’economia con l’unico fattore esogeno possibile, la domanda dello Stato, si può rompere solo facendo debito per investimenti.



Il problema è che “la maggior parte degli economisti italiani formati e cresciuti dal pensiero mainstream stanno fallendo nel tentativo di valutare e comprendere la situazione del loro Paese”. Infatti ancora oggi, nel 2019, abbiamo una schiera di sedicenti esperti che si ostinano a non vedere cosa producano le regole europee in Italia e in Europa e a riconoscere che con queste regole nessun Governo, di nessun tipo, di nessun partito potrà mai far ripartire la crescita. Nessuno. Flassbeck chiude dicendo che si potrebbe fare un’analisi simile anche per la Francia. “L’Europa è ormai paralizzata e incapace di liberarsi da questa miseria che continua a crescere”. In questa miseria, aggiungiamo noi, l’asimmetria dell’applicazione delle regole e i difetti di costruzione dell’euro stanno creando un deserto di depressione nell’euro con l’unica eccezione della Germania e degli alleati più stretti che stanno letteralmente svuotando la periferia a proprio vantaggio e condannando l’euro oppure colonizzandolo.

Ora, alla luce di un’analisi che dovrebbe essere pacifica bisognerebbe leggere due vicende. La prima è quella di un politico, Macron, investito da tutto il suo sistema Paese della responsabilità di ritrattare il ruolo della Francia dentro l’euro e con la Germania per evitare ciò che è evidente a tutti e cioè, usando la definizione di Flassbeck, “la trappola tedesca”. Quella di Macron è stata finora una sconfitta cocente che non potrà non avere conseguenze nella società e nella politica francese. Il secondo sono le proposte di mini-Bot italiane che devono essere lette per quello che sono e cioè il sussulto di fronte al baratro a cui l’appartenenza all’euro e il rispetto delle sue regole hanno portato l’Italia. E di cui l’economista Flassbeck, in buonissima compagnia, capisce perfettamente la genesi. Il tentativo di un Paese di svincolarsi dal destino di colonia.