Caro direttore,
a chi deve credere il governatore della Lombardia, Attilio Fontana? Al direttore del principale giornale di Milano che gli intima “Basta toni e scelte che creano panico. È ora di ripartire”? O al direttore generale dell’Organizzazione mondiale per la Sanità, che ieri ha alzato a “molto alto” il livello di allarme globale per un’epidemia di coronavirus? A proposito: Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell’agenzia Onu, paracadutato a super-consulente del ministero della Salute, ieri è rimasto silente dopo due giorni di ininterrotti proclami “normalizzatori”. Nonostante i quali ieri sera l’Italia si è avvicinata a grandi passi ai mille contagiati ufficiali, contabilizzando nuovi decessi e nuovi bandi dalla comunità internazionale.
Sembrava essere proprio Ricciardi l’evangelista “scientifico” dell’inversione a U decisa dalla Presidenza del Consiglio dopo l’escalation allarmista condotta (con sospetti di interesse politico) dopo l’accensione dei focolai di Codogno e Vo’ Euganeo.
La narrazione in sviluppo politico-mediatico può essere sintetizzata così:
a) i casi di coronavirus in Italia sono per gran parte tamponi positivi ma asintomatici e non vanno registrati; tutti nel mondo stanno facendo così, a cominciare dalla Cina;
b) il rischio di contagio è evidente, ma è poco più di una normale influenza, chi si ammala ha un’alta probabilità di guarire;
c) i morti sono pochi e anziani;
d) è scorretto affermare che un soggetto con altre patologie è morto per il virus, più corretto forse il contrario: una morte attribuita al virus forse sarebbe occorsa comunque per altre sindromi.
Questa è la premessa “assiomatica” della campagna #Italiariparte eccetera con cui i molti sostenitori del premier Conte stanno provando a nascondere la gravissima performance di un governo ondivago fra il panico (l’interruzione dei voli con la Cina, lo scarico di responsabilità sui medici lombardi) e il negazionismo politico-ideologico (le accuse di razzismo ai governatori del Nord sulle quarantene per i cinesi in rientro, ora il soffocamento propagandistico dell’emergenza in nome del rilancio dell’economia delle Regioni del Nord colpite alle spalle dall’incompetenza e dall’irresponsabilità del “governo del Sud”).
Fino a qualche tempo fa a Milano si citavano a voce alta, parola per parola, gli editoriali del Financial Times: la gazzetta della finanza globale che tuttavia ieri sera consigliava di adottare il “social distancing” (isolamenti e quarantene) almeno fino all’estate per evitare una pandemia, i cui rischi sono evidenti nella crescita esponenziale del contagio globale.
Ieri invece in Italia il sottosegretario alla Presidenza con delega all’Editoria ha rinnovato una denuncia vibrata contro fake news e linguaggio d’odio (colpa del suo premier o dei governatori lombardi?…) ospite di un seminario organizzato dalla Civiltà Cattolica. Vi si è avuta comunque un’indicazione inequivocabile e importante. Il Salone del Mobile è già stato rinviato come quello di Ginevra. La Premier League britannica può darsi chiuda i battenti in anticipo e i fedeli italiani non potranno andare in pellegrinaggio in Terra Santa per parecchio tempo. La Princess Diamond, al largo del Giappone, è diventata un tragico lazzaretto. Quella che non può essere rinviata è la tre giorni di Assisi a fine marzo “The economy of Francesco”, troppo importante, come si vocifera, per il lancio del “partito di Conte”. Il coronavirus può attendere.
E le scuole – in Lombardia – sarebbe bene riaprissero già da lunedì. E se a Fontana tremasse la mano – o se addirittura insistesse sul no – sono pronte nuove fatwa: governatore eversivo, nemico dell’unità nazionale. Dopo il decreto che ha abolito il virus in Italia, si potrà procedere a cancellare l’autonomia regionale per vie altrettanto brevi.