Dunque, Trump, te lo avevo detto quattro anni or sono. Vero, i neri non votarono, prendesti però gli ispanici, i latini, e quelli che abitano la Rust Belt. Tutta gente che la crisi economica aveva avvolto di penuria. Oggi, quegli stessi ti hanno fatto fuori. Sai cos’è? Quando parli e pensi con 75 vocaboli, una grammatica rabberciata, una sintassi che non sai cosa sia, usi Twitter, che va bene al tuo pensiero stringato, per governare il mondo più complesso di sempre ancorché pandemizzato, beh… non ce la fai.
Quando poi gli ex sodali [1] ti fanno il verso; vai in giro senza mascherina nel Paese più contagiato del mondo; te ne freghi della questione ambientale; alzi muri pensando di poter fermare la disperazione e con i dazi salvi le imprese zombie di casa riducendo ancor più il potere d’acquisto dei penati. Quando tutti questi si smarcano, i voti li perdi.
Dunque, se il vecchio capo arancione viene costretto a lasciare il posto a un capo imbiancato, mentre la musica è la stessa di quattro anni fa con un più la pandemia ed io sto come prima in mezzo alla crisi e non lavoro, per non arrugginire, pensando e ripensando, mando una pensata a Biden.
Con un tweet: “La crescita si fa con la spesa, non con la produzione né con il lavoro, ancora meno con i dazi. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, paga tutti.”
In mezzo a una società sempre più polarizzata, quel che già avevo detto a Trump, vale tutt’intero per i prossimi quattro anni. Ehi, nel 2024 dici di volerci riprovare? Beh, per oggi, tada’ datta’!
[1] Bannon: “Il secondo mandato inizierà con il licenziamento di Wray e di Fauci… andrei anche oltre ma il presidente è un uomo di cuore”. “Io, invece – ha continuato – tornerei direttamente ai tempi dei Tudor, in Inghilterra. Metterei le loro teste su dei pali ai due angoli della Casa Bianca, per lanciare un avvertimento ai burocrati federali: o vi allineate al programma o siete finiti”.