Non c’è dubbio che in tempi eccezionali, come quelli che stiamo vivendo, occorrano soluzioni inusuali. Ma devono pur sempre essere soluzioni che abbiano un minimo di raziocinio e comunque un qualche elemento di vera novità. Occorre in qualche modo uscire dagli schemi. Ma quelli del Csc (Centro Studi Confindustria), già autori di alcune clamorose gaffes, proprio non ce la fanno. La soluzione “innovativa” da loro proposta? La lotta all’evasione. Proprio una novità, no? E pure con la soluzione sbagliata. Cosa propongono per vincere la lotta all’evasione? Propongono una lotta senza tregua al contante.
Per mostrare quanto sia risibile questa soluzione basta un dato semplice semplice: il 98% circa della liquidità in circolazione è denaro elettronico e solo un misero 2% è denaro contante. E poi ci sono le cronache di questi giorni a far capire da che parte sia l’evasione: “Maxi-frode fiscale in Europa da 55 miliardi. Coinvolte banche e fondi d’investimento” titola un articolo del Sole 24 Ore. “Secondo quanto scrive il giornale tedesco Zeit Online, già lo scorso anno era stato calcolato che le autorità fiscali tedesche avevano perso almeno 31,8 miliardi di euro tra il 2001 e il 2016 a causa del meccanismo messo in atto dalle banche. Ma ora emerge che nel presunto giro di evasione fiscale sia stata colpita anche l’Italia, dove il Fisco avrebbe perso 4,5 miliardi di euro, mentre il danno per la Francia sarebbe stato di almeno 17 miliardi, di 1,7 miliardi per la Danimarca e di 201 milioni per il Belgio”.
Ma secondo il Csc il problema è qualche scontrino di qualche esercizio commerciale. L’inciampo del Csc ha pure del clamoroso, perché lascia intendere che non sappiano cosa sia la moneta; in particolare, lascia intendere che non sappiano che, a norma di legge, l’unica moneta legale, cioè la moneta su cui vale il corso forzoso e che per legge sana il debito e non può essere rifiutata, sono proprio le banconote stampate dalle banche centrali. Tutto il resto (conti correnti, bonifici, bancomat e carte di tutti i generi) è moneta elettronica bancaria, cioè generata dal sistema bancario, che non è a norma di legge moneta legale. Questo non vuol dire che sia “illegale”, vuol dire solo che non è moneta su cui si applica il corso forzoso, cioè moneta che i commercianti sono obbligati ad accettare come forma di pagamento. Infatti, un commerciante può benissimo non avere alcun “pos” di pagamento e richiedere solo il pagamento in contanti, mentre al contrario non può rifiutare un pagamento in contanti. Vogliono forse far sparire la moneta legale?
Ma c’è un altro aspetto, che dovrebbe essere considerato decisivo. Vogliono tassare il contante? E con l’ennesima tassa aggiunta, secondo voi, si comprime o si aumenta il fenomeno dell’evasione? Evadere diventa meno conveniente oppure più conveniente? Insomma, la bella pensata del Csc sempre avere più controindicazioni che portare soluzioni concrete. E di sicuro non tocca il grosso dell’evasione.
Singolare poi che nella crisi attuale, con il crollo del credito in corso in Italia e con la Bce che, dopo aver abbassato il costo del denaro portandolo a -0,50%, si appresta a fare nuove immissioni di liquidità al ritmo di 20 miliardi di euro al mese, non abbiano nulla da dire su tutto questo. E non abbiano nulla da dire sul fatto che il Governo si prepara a varare una finanziaria che sicuramente sarà pesante, per evitare l’aumento dell’Iva e per contenere il deficit al 2%, come sembra che richiedano i funzionari dell’Ue. E questo vuol dire in concreto investimenti ridotti al lumicino. E quelli del Csc non hanno niente da dire in proposito?
Se hanno la fissa del contante, perché non provano invece a chiedere alla Bce di smetterla di stampare vagonate di banconote da 500 euro? A che serviranno mai tante banconote da 500? A chi possono servire, se non a traffici illeciti, come ben sanno i comandi di polizia di mezzo mondo? Di certo non servono all’economia reale. Quell’economia reale che, nonostante una resistenza eroica in tempi tanto difficili, continua a soffrire, resistere e lottare e che avrebbe un bisogno disperato di un segnale di difesa dai poteri che contano in Italia.