Nelle stesse ore in cui il leader Pd Enrico Letta si è messo in viaggio per Siena – dove intende candidarsi in autunno per le suppletive alla Camera – il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che dopodomani (venerdì 16) visiterà Lourdes. La coincidenza dei “tour” estivi è quanto meno curiosa: anzitutto perché entrambi – virtualmente – partiranno da Parigi, la capitale dell’Eliseo ma anche la residenza dell’ex premier italiano, “fuoriuscito” ai vertici di Science Po dal 2015 fino al marzo scorso.
Il viaggio di Macron attraverso la Francia profonda fino alla città-santuario dei Pirenei presenta più di un aspetto interessante. Fra nove mesi i francesi dovranno decidere se l’enfant prodige di En Marche! meriterà o no di governare la Francia per altri cinque anni. Al momento il pronostico è incertissimo: tanto più che il Covid continua a mordere anche Oltralpe e Macron ha appena preannunciato un piano di restrizioni incentrato sul green pass negli snodi nevralgici di trasporti ferroviari e ristoranti e sulla vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario. In tempi di “peste”, cosa c’è di più politicamente orizzontale di un appello religiosamente verticale alla Madonna di Lourdes? Cosa c’è di più “popolare” di un presidente che si muove “in pellegrinaggio” da Parigi all’altro capo della Francia?
Certo Macron è in sé un presidente-tecnocrate, peraltro attaccatissimo a quella “certa idea della Francia” che tutti i presidenti non possono non avere. Ed è in nome di questa Francia identitaria che Macron ha appena rilanciato la laicità come fondante valore “républicain”: principalmente per rispondere all’islamismo più aggressivo, ma senza alcun riguardo per la Chiesa cattolica francese, che ha pagato con il sangue la sua quotidiana apertura verso i “fratelli” di qualunque credo religioso. È questo presidente, comunque, che si affaccerà ora nella cattedrale più mariana del globo, sopra la grotta di Massabielle: riuscirà a convincere gli elettori “identitari” di Marine Le Pen o i neo-gollisti “puri” di Rn a dirottare su di lui un voto “utile” il prossimo aprile?
Che Enrico Letta riesca a farsi ri-eleggere deputato a Siena sono invece in molti a pronosticarlo: anche se la città del Palio – dopo aver eletto di misura alla Camera il ministro uscente dell’Economia Piercarlo Padoan – ha voltato le spalle al Pd, eleggendo sindaco Luigi De Mossi, un candidato molto civico, anche se formalmente appoggiato dal centrodestra. Non ha comunque sorpreso che il leader dem – toscano di Pisa – abbia voluto salire da Roma a Siena per “confrontarsi” con il partito locale sulla propria candidatura al seggio che è stato di Padoan, passato alla presidenza di UniCredit.
Le variabili delle suppletive autunnali restano molte. E se vale il parallelo con le mosse pre-elettorali di Macron, anche il “momentum” del Pd rispetto al cattolicesimo è tutt’altro che ordinario. I prossimi saranno giorni cruciali per il ddl Zan: che al momento il Pd del “cattolico adulto” Letta difende “senza se e senza ma” nonostante le sommesse perplessità della Chiesa. Può darsi – molti lo prevedono – che il ddl contro l’omotransfobia non raccoglierà alla fine sufficienti consensi parlamentari e che quindi il segretario Pd potrà vantare la propria lealtà a un progetto identitario del centrosinistra laico (“giallorosso”) senza tuttavia patire le conseguenze di un “vulnus” reale al mondo cattolico italiano. Resta il fatto che Siena è un luogo tutt’altro che elementare o periferico su questo versante. La Chiesa locale è molto senese (la diocesi ha sempre detenuto un raro diritto di designazione nel consiglio-roccaforte della Fondazione Montepaschi). E l’arcivescovo in carica, Augusto Paolo Lojudice, è uno dei “nuovi cardinali” con cui Papa Francesco ha voluto imprimere una forte spinta al cambiamento all’intero episcopato italiano.
Ma in queste settimane Siena attende inquieta di conoscere anche la “soluzione finale” per Banca Mps: la “città nella città” dal 1472 fino al 2016. Il fragoroso fallimento di Rocca Salimbeni è stato simbolo ultimo di molti mali italiani: il più grave dei quali è stato – a Siena e non solo – l’inquinamento dell’attività bancaria da parte della politica (non solo da parte del vecchio socialcomunismo senese). Qualche osservatore arcigno ha notato che Padoan (ministro “tecnico di area” dei governo Renzi e Gentiloni) ha strappato a Siena la sua prima elezione parlamentare grazie al salvataggio statale multimiliardario firmato a favore di Mps. Quel che è certo è che Letta difficilmente può pensare di candidarsi a Siena “qui e ora” ignorando il passato recente della banca-città, cioè la degenerazione della politica affaristica; o il presente, cioè la riprivatizzazione definitiva del Monte sollecitata dalla Ue. E questo all’indomani della discussa ripubblicizzazione di Autostrade sollecitata in Italia da M5s, a vantaggio finale di Edizione Holding.
PS: in partenza per Siena, Letta ha avanzato la proposta di affidare alla Ue la trattativa con il governo libico per la gestione della vigilanza costiera sul traffico di migranti nel Canale di Sicilia. Chissà se da Lourdes il presidente parigino – a caccia di voti nel centrodestra – si dimostrerà sensibile all’appello del leader “parigino” del Pd.
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