Pretendevamo un cambiamento, un cambio di approccio, un mutamento doveroso e soprattutto venire a conoscenza dei numeri, i nostri numeri, quelli dell’economia nazionale. Gran parte di questa volontà è stata premiata e, tra poche ore, i numeri certi non quelli presunti o trapelati saranno diffusi. Nella vita del nostro Paese, il mese di ottobre è sempre atteso da tutti con particolare fervore. L’appuntamento che catalizza l’attenzione dei vari osservatori è quello sulla pubblicazione e diffusione al pubblico della Nota di aggiornamento al Def (cosiddetta Nadef). Come si può apprendere nel sito internet del Ministero dell’Economia e delle Finanza, in questo documento si ritrovano aggiornate «le previsioni economiche e di finanza pubblica del Def in relazione alla maggiore disponibilità di dati ed informazioni sull’andamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica. Il documento, inoltre, contiene l’aggiornamento degli obiettivi programmatici, che tiene conto anche delle eventuali osservazioni formulate delle istituzioni Ue competenti nelle materia relative al coordinamento delle finanze pubbliche degli Stati membri».
Per la specificità dei contenuti previsti, di fatto, ci troviamo di fronte a una vera e propria “dichiarazione di intenti” che il Governo in carica stabilisce, nero su bianco, in ottica di obiettivi da raggiungere nell’arco dei successivi mesi. In molti potrebbero cadere nella trappola di poter sottovalutare la valenza operativa dei numeri che di volta in volta vengono inseriti, ma è bene ricordare come la mera variazione di singoli decimali equivale a un ammontare che, molto spesso, rappresenta svariati miliardi di euro.
A seguito di questa dovuta accortezza, talvolta, i singoli ministri dell’Economia e gli stessi capi di Governo, nell’arco dei giorni che precedono la presentazione dell’atteso documento, tendono ad affidarsi ad anticipazioni basate su valori che verosimilmente si potrebbero ritrovare – pur con alcune e poco significative modifiche – nel fascicolo di imminente diffusione. Pertanto, come prassi, anche quest’anno l’inquilino di via XX settembre, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, ha preannunciato come «la crescita 2020 è valutata, nella Nadef, a -9%, considerato fino a poco tempo fa troppo ottimistico». Inoltre, sempre nel limbo dell’attesa della vera e propria Nota, si è comunque potuto apprendere come ci possa essere una ripresa del Pil (nel 2021) pari a un 6%.
Sulla base di questi numeri, e in particolar sul primo (-9%), qualora fosse confermato nella stessa nota, possiamo riscontrare la coerenza del ministro Gualtieri. Lo vogliamo ribadire: la sua poltrona possiamo ritenerla tra le più scomode (o la più scomoda) da poter occupare durante la vita di un esecutivo. Sono troppe le incognite da monitorare e, nella realtà, è verosimilmente comprensibile l’adozione di un comportamento e linguaggio dedito all’estrema prudenza. Questa virtù, come ovvio, lascia il campo aperto alle infinite (non molte) critiche che possono bersagliare chi riveste l’arduo compito di fare i conti a casa propria ovvero la nostra. In nessun schieramento parlamentare, ogni “nota o manovra” lascia indenni i propri autori di via XX settembre.
Abbiamo parlato di coerenza del ministro Gualtieri poiché facilmente dimostrabile tra quanto detto (in precedenza) e quanto comunicato (in queste ore). A inizio settembre, pretendevamo maggior specificità sui dati del nostro Paese. Riprendendo parte di un’intervista del Ministro, ci veniva anticipato come la stima annuale del Pil fosse «peggio del -8% stimato, ma non così tanto». A distanza di qualche settimana, durante la visita ad Assisi, lo stesso Ministro dal “palco francescano” approfondiva la precedente analisi dichiarando come la diminuzione del Pil «sarà a una cifra e comunque nettamente migliore di altre». Appare banale, ma “riassemblando” i due interventi (da una parte «peggio del -8%» e dall’altra «sarà a una cifra»), ecco svelato l’atteso valore di cui oggi si parla: -9%.
I più critici potrebbero giudicare questo nostro argomentare come eccessiva ricerca di purismo della lingua. Altri potrebbero invece ammirare l’arte oratoria (ormai scomparsa perché sostituita dalle preferibile comunicazione urlata). Resta comunque il numero ossia il fatto e, stando alle parole, la coerenza c’è. Non si vuole – per ora – commentare il “quanto” di questo -9%: alto, troppo alto, abbastanza alto, poteva andare peggio, ecc. Per poter e meglio valutare attendiamo – prudenzialmente – il dato definitivo. Quello che invece riteniamo opportuno sottolineare è la coerenza del ministro Gualtieri. Siamo convinti che, nonostante l’insieme delle sue prudenti mosse lessicali adottate, il suo compito (assai complesso) sia altamente da premiare. Un premio che, soprattutto in questa delicata fase per il Paese, da noi – in primis – viene rappresentato dalla fiducia: la fiducia che trova riscontro nei numeri, anche se negativi.