La bella addormentata, canta nell’ultimo album Edoardo Bennato per la sua Bagnoli, da quasi quarant’anni vittima di un sortilegio che le impedisce di fiorire come potrebbe e dovrebbe dopo la chiusura dell’Italsider e dei suoi svettanti altiforni. Ma, in attesa che una delle aree più belle al mondo per clima e natura, sia raggiunta da un principe azzurro pronto a baciarla e riscattarla, è l’intera città a essere caduta in catalessi. E le cronache di questi giorni ci raccontano di quanto doloroso sia il suo tardivo risveglio.
A suonare la carica sono le elezioni per il sindaco in calendario a Napoli, come in altre importanti città d’Italia, nella prossima primavera. A sei mesi circa dalla scadenza naturale del termine e dopo due mandati, quasi dieci anni, concessi a Luigi De Magistris (non più candidabile), ci si accorge che la metropoli sta affondando nei debiti, è stata cinicamente abbandonata al degrado, ha pertanto bisogno di una forte e pronta cura ricostituente. Napoli è malata e al suo capezzale si accalca all’improvviso una folla di medici pietosi.
Come sempre, le diagnosi bisticciano tra loro. C’è chi vorrebbe staccare subito la spina non approvando un bilancio che fa acqua da tutte le parti e chi invece ritiene quest’esito esiziale per l’amministrazione e suoi cittadini offrendosi di venire in soccorso di una maggioranza che non esiste più nemmeno sulla carta tante e tali sono state le defezioni nel campo dell’ex Pubblico ministero riparato in politica per sopravvivere. La confusione è così alta, totale potremmo azzardare, che i colori delle casacche si mischiano perdendo ogni identità.
Napoli, naturalmente, non c’entra niente con i calcoli che stanno alla base dei posizionamenti mobili e nobili dei tanti attori in palcoscenico. La premura per la sua salute è solo un pretesto per salvare la poltrona, lo stipendio e la carriera. Lo stesso De Magistris, non più in magistratura, rischia di diventare un disoccupato di lusso se nel frattempo non pone le basi di un suo impiego futuro. E dopo aver sgovernato indifferente a qualsiasi apertura al confronto adesso invoca addirittura la benevolenza di quel diavolo di Silvio Berlusconi.
Una bella manifestazione di coerenza che s’ispira al geniale motto di Leo Longanesi per il quale in Italia teniamo tutti famiglia. E dunque al diavolo coerenza e dignità se la posta in gioco è salvare la pelle. Ogni limite però ha una sua pazienza (Totò) e quella dei napoletani è stata messa a dura prova. Ma ne sono i primi responsabili perché per ben due volte si sono fatti incantare dal pifferaio con la bandana che andava cianciando di pace nel mondo mentre i servizi franavano, le fabbriche chiudevano, i disoccupati aumentavano.
Ora assisteremo a uno spettacolo elettrizzante, con almeno una decina di personaggi in cerca di voti per scalare il municipio più in vista e più scomodo del Paese. Vecchie e nuove glorie (le prime con sorpresa più convincenti delle seconde) si contenderanno il privilegio di dare quel bacio prezioso alla bella addormentata per farla tornare in vita e restituirle il prestigio che storia e geografia le assegnano. Prepariamoci ai colpi di scena perché quello che s’intuisce e s’intravede è una campagna memorabile per trasformismo e vanità.